18 Maggio 2025, domenica
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Fine vita, scontro tra Stato e Regione: il governo impugna la legge toscana

La Toscana prima a legiferare sul suicidio medicalmente assistito. Palazzo Chigi frena, Giani attacca: "Paradossale bloccare chi colma un vuoto lasciato dalla politica".

Fine vita, lo Stato frena: il governo impugna la legge toscana. Giani: “Difenderemo una norma giusta e costituzionale”

Il governo ha deciso: la legge sul fine vita approvata dalla Toscana a metà marzo sarà impugnata. È arrivato nella serata di ieri, durante il Consiglio dei ministri, il via libera all’azione legale contro il testo che fa della Regione guidata da Eugenio Giani la prima in Italia a disciplinare, con una cornice normativa organica, le modalità di accesso al suicidio medicalmente assistito.

Una scelta che riapre il confronto – giuridico, politico ed etico – su una questione tra le più delicate del dibattito pubblico, sospesa da anni tra le indicazioni della Corte Costituzionale e l’inerzia del legislatore nazionale.

Durissima la reazione del presidente della Regione Toscana. “È paradossale – ha dichiarato Giani – che, invece di lavorare a una legge statale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi, come noi, ha agito per colmare un vuoto che la Corte Costituzionale ha più volte evidenziato”.

Il riferimento è alla storica sentenza n. 242 del 2019, con cui la Consulta ha ritenuto non punibile, a certe condizioni, chi aiuta un malato a porre fine alla propria vita, esortando il Parlamento a legiferare. Un’esortazione rimasta finora inascoltata.

“La nostra legge – ha proseguito Giani – è un atto di responsabilità, costruito nel rispetto dei principi costituzionali, e soprattutto nel rispetto della sofferenza di chi vive condizioni insostenibili. In assenza di una normativa nazionale, la Toscana ha scelto di non voltarsi dall’altra parte, offrendo risposte concrete ai cittadini”.

Il testo regionale prevede un percorso chiaro, in linea con i criteri fissati dalla Consulta: condizioni cliniche irreversibili, patimento intollerabile, capacità di autodeterminarsi, disponibilità di cure palliative. L’intento dichiarato è garantire trasparenza e uniformità nell’accesso a un diritto, evitando zone grigie o decisioni arbitrarie.

Ma per Palazzo Chigi si tratta di una competenza che travalica i confini regionali. E così, mentre il caso è destinato ad approdare alla Corte Costituzionale, in Parlamento si cerca di riaprire il dossier mai risolto.

Lo conferma il senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia), che annuncia il lavoro in corso con Fratelli d’Italia per una proposta di legge condivisa: “Stiamo preparando un testo base da portare in Commissione – ha dichiarato – fondato sui principi enunciati dalla Consulta e sull’integrazione imprescindibile delle cure palliative, con la tutela della vita come valore essenziale”.

L’idea è quella di un compromesso all’interno della maggioranza, capace di coniugare la protezione della dignità individuale con un quadro giuridico che non apra a derive. Ma anche su questo fronte, i tempi restano incerti, e il rischio è che il dibattito venga nuovamente congelato.

Nel frattempo, il confronto tra Stato e Regioni diventa terreno di scontro istituzionale. Con la Toscana pronta a difendere la sua legge davanti alla Corte, e un Paese ancora in attesa di una norma che renda effettivi i diritti indicati dalla Costituzione e dalla giurisprudenza costituzionale.

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