Un artigiano morto e uno studente-lavoratore ferito gravemente. E’ questo il bilancio del tragico incidente avvenuto giovedì a Faenza, in provincia di Ravenna, che ha coinvolto due elettricisti. I due, per conto di una ditta esterna (la TurchiImpianti Elettrici), stavano lavorando all’interno dello stabilimento della Sue.Co su un cestello sospeso, attaccato a una gru, quando il braccio meccanico ha ceduto facendoli precipitare da circa dieci metri d’altezza. Per il più anziano tra i due, un uomo di 45 anni, non c’è stato niente da fare. Mentre il giovane, un diciottenne di origini albanesi che da tempo abita nella città romagnola, ha riportato lesioni e fratture alle gambe ed è ricoverato all’Ospedale Bufalini di Cesena. Il ragazzo non è in pericolo di vita.
L’incidente, già di per se particolarmente grave, è destinato a reincendiare le polemiche sull’utilizzo degli studenti come manodopera. Ieri, infatti, è emerso che il diciottenne era impegnato in un programma di alternanza scuola-lavoro, in cui i giovani delle scuole professionali vengono mandati a imparare il mestiere mentre completano il corso di studi.L’alternanza scuola-lavoro negli ultimi mesi è già finita ripetutamente nel mirino degli studenti, che lamentano una serie infinita di lacune: dal fatto che spesso lavorano a lungo senza alcuna retribuzione (al massimo, e non sempre, un modestissimo rimborso spese), all’assenza, in molti casi, di una effettiva formazione professionale. Ora, si aggiunge la questione della sicurezza.”Siamo indignati – aggiunge Camilla Scarpa, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi Emilia-Romagna -: esprimiamo solidarietà alla famiglia del lavoratore deceduto in questo terribile incidente e affermiamo con forza che il lavoro e i percorsi di transizione scuola-lavoro non possono e non devono essere mai sinonimo di insicurezza e di pericolo. Quello che è successo ci dice che abbiamo raggiunto il limite, che un’alternanza priva di tutele non può essere sostenibile”.La procura di Ravenna indagherà sulla vicenda ascoltando testimoni e acquisendo tutta la documentazione necessaria. Non si escludono accertamenti sulla scuola. Nel frattempo è emerso che lo studente era iscritto a una scuola provinciale professionale, pubblica ma non direttamente soggetta al ministero dell’Istruzione. Il giovane, secondo le prime verifiche, era coinvolto in un’attiva formativa tradizionalmente organizzata dalla scuola per alternare momenti di studio in aula e di attività pratica nelle aziende convenzionate.
a cura di Maria Parente