30 Aprile 2024, martedì
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Verifiche bancarie, prelievi ai raggi X

Linea dura sugli accertamenti bancari. Gli amministratori della società semplice sono tenuti a versare le imposte sui prelievi di denaro sospetti e quindi imputabili come ricavi in nero anche se le movimentazioni sono state giustificate con esigenze familiari e sono inferiori a mille euro. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con l’ordinanza n. 10386 del 13 maggio 2014, ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate.  Il Collegio di legittimità ha dunque bocciato la decisione con la quale la Ctr di Trieste aveva annullato gli atti impositivi prendendo per buona la giustificazione del contribuente secondo cui i movimenti bancari erano serviti per esigenze familiari. Ribaltando il verdetto di merito Piazza Cavour ricorda infatti che in terna di accertamento Ivae e delle imposte sui redditi relativo a società di persone a ristretta base familiare, l’ufficio finanziario può legittimamente utilizzare, nell’esercizio dei poteri attribuitigli dall’art. 51, secondo comma, nn. 2 e 7, del dpr 26 ottobre 1972, n. 633, le risultanze di conti correnti bancari intestati ai soci, riferendo alla medesima società le operazioni ivi riscontrate (nella specie, prelevamenti), tenuto conto della relazione di parentela tra quelli esistente idonea a far presumere, salvo facoltà di provare la diversa origine delle entrate, la sostanziale sovrapposizione degli interessi personali e societari, nonché a identificare in concreto gli interessi economici perseguiti dalla società con quelli stessi dei soci. 

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