16 Maggio 2025, venerdì
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S&P promuove l’Italia, Giorgetti si prende il merito: “È tutto grazie al governo” (ma intanto Trump ha sospeso i dazi)

Il rating dell’Italia sale a BBB+: Standard & Poor’s elogia la stabilità politica, ma Giorgetti rivendica il successo come una scoperta epocale. E se gli Usa non avessero sospeso i dazi? Altro che crescita, sarebbero stati guai.

Standard & Poor’s dà una boccata d’ossigeno all’Italia, alzando il rating del debito sovrano da BBB a BBB+ con outlook stabile. Un passo in avanti che riflette una ritrovata fiducia dei mercati nei confronti del sistema Paese, attribuendo particolare valore alla stabilità politica e finanziaria dell’attuale governo. Fin qui, tutto bene.

Poi però arriva Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, e scatta la celebrazione: “Il giudizio premia la serietà del governo italiano”, dichiara con solennità. Come se avesse scoperto l’acqua calda.

In realtà, dietro il miglioramento del rating ci sono vari fattori, non tutti riconducibili alla sola “serietà” dell’esecutivo. Tra questi, un elemento decisivo: la sospensione dei dazi Usa. Un fatto che, se non si fosse concretizzato, avrebbe potuto trasformarsi in una grana colossale per l’economia italiana. Altro che promozione: sarebbero stati dazi “straamari”, con conseguenze ben poco brillanti su export e crescita.

Standard & Poor’s: “Stabilità politica, mercati sotto controllo”

Nel suo rapporto, S&P riconosce sì un certo merito all’attuale esecutivo, sottolineando come il governo Meloni sia tra i più stabili e longevi degli ultimi anni. Una maggioranza coesa e un’opposizione debole rendono plausibile, secondo l’agenzia, che l’esecutivo resti in carica fino al 2027. Questo, si legge nel documento, ha contribuito a mantenere i mercati finanziari relativamente calmi e a dare continuità alle politiche economiche.

La crescita per il 2025 resta comunque modesta, stimata attorno allo 0,6%, ma il rapporto debito/PIL – secondo le previsioni – dovrebbe stabilizzarsi a partire dal 2028. Un quadro prudente, ma non entusiasmante.

Giorgetti canta vittoria

Eppure, il ministro Giorgetti coglie l’occasione per rivendicare il successo, quasi si trattasse di un miracolo ottenuto in solitaria: “In un contesto di incertezza, prudenza e responsabilità continueranno a essere la nostra bussola”. Peccato però che il contesto internazionale – come il congelamento dei dazi voluto da Trump – giochi un ruolo non proprio secondario.

Senza quel colpo di scena, con i dazi pienamente operativi, l’export italiano sarebbe stato sotto pressione e le stime di crescita ben più magre. Altro che rating alzato: ci sarebbe stato da correre ai ripari.

Una promozione, sì. Ma non facciamo finta che sia tutto merito loro

Il miglioramento del rating è senz’altro una buona notizia, specie in un momento in cui la fiducia nei confronti dei paesi europei viene misurata con il contagocce. Ma ridurre tutto a una pacca sulla spalla al governo rischia di essere non solo semplicistico, ma anche fuorviante.

I mercati leggono le dinamiche internazionali nel loro complesso, e l’Italia è riuscita a galleggiare anche grazie a fattori esterni favorevoli. Certo, mantenere un equilibrio politico è un merito, ma attribuirsi il 100% del credito è come vantarsi di avere il sole… dopo che le nuvole se ne sono andate da sole.

Per ora, il giudizio è positivo. Ma la vera sfida – come sempre – sarà mantenerlo. Soprattutto quando i dazi, quelli veri, torneranno a farsi sentire.

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