20 Aprile 2024, sabato
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La crisi trasforma le società

La crisi economica degli ultimi sette anni sta modificando in profondità la struttura e l’organizzazione del sistema produttivo italiano, anche nei suoi assetti societari. E’ questo il risultato più importante emerso dalla ricerca fatta da ItaliaOggi Sette sulle trasformazioni societarie conseguenti a dieci anni dalla riforma del diritto societario entrata in vigore il 1° gennaio 2004.
Il dato più evidente è la crisi della media-grande impresa, che mostra tutta la sua gravità attraverso la riduzione del numero delle società per azioni, scese di quasi un terzo negli ultimi dieci anni con una perdita di 17 mila soggetti. Tra le spa, l’unica forma che non perde terreno è la società con socio unico. Addirittura il numero delle società unipersonali è quadruplicato nel periodo di riferimento. Segno evidente di un esasperarsi della conflittualità tra i soci (acuito evidentemente dalla lunga crisi economica) che ha portato gli operatori ad adeguarsi al detto “meglio soli che male accompagnati”.
Altro elemento che dovrebbe far riflettere, il declino inarrestabile delle società in nome collettivo, che perdono oltre 100 mila unità, declino diventato ancora più evidente proprio negli anni della crisi: la caratteristica di queste società è la responsabilità illimitata di tutti i soci e proprio questo elemento sta determinando la morte lenta ma inesorabile di questa forma societaria. Anche perchè la forma giuridica delle società di persone è sostanzialmente ferma al 1942, ossia 72 anni fa. Nel frattempo la società, l’economia, il mercato sono radicalmente cambiate. In effetti dieci anni fa oltre alle società di capitali alla commissione Rovelli si attribuì il compito di riformare le società di persone, ma mentre la riforma delle società di capitali arrivò in porto, quella delle società di persone no.

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