29 Marzo 2024, venerdì
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Morso Suarez. Mujica ultrà, l’Uruguay non ci sta

Morso Suarez. Mujica ultrà, l’Uruguay non ci sta. La febbre ultrà, nella versione patriottica applicata al calcio non risparmia proprio nessuno. Anche il “compagno” Pepe Mujica, il presidente dell’Uruguay, quello che vive in un appartamento in periferia a Montevideo, che circola su un Maggiolino scassato, che ha legalizzato la marijuana e devolve quasi tutto il suo stipendio ai poveri, abbandonando ogni scrupolo morale e di lealtà sportiva, ha difeso l’indifendibile centravanti della nazionale Luis Suarez, azzannatore seriale di avversari.

L’ultimo morso alla spalla di Giorgio Chiellini nella partita che ha eliminato l’Italia dai Mondiali gli è costato 9 giornate di squalifica e il bando di 4 mesidagli stadi di tutto il pianeta. Punizione esemplare che Mujica, come un qualsiasi obnubilato ultrà vittimista della domenica, spiega con il classico complotto per far fuori l’Uruguay: di morsi dichiara di non averne visto mezzo e comunque, aggiunge, “non abbiamo scelto Suarez per fare il filosofo o per le sue buone maniere, ma perché è un calciatore eccellente”.

Dopo avere derubricato il tentativo di sbranamento a sintomo tollerabile e in fondo simpatico di machismo, il Presidente Buono y Giusto ha intonato la solita canzonetta vittimista, lamentando contro l’incolpevole roditore l’esistenza di una bieca campagna di screditamento, volta a privare l’Uruguay del suo giocatore più forte. E la sobrietà, Pepe? E la moralità? Tale è la delusione che verrebbe voglia di prenderlo a morsi.

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