15 Maggio 2024, mercoledì
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E-book a scuola dal 2014. Risparmio del 10%

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Via libera alla transizione verso il libro digitale nella scuola. Ieri, infatti, il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza ha firmato il dm che sancisce tempi e modi del passaggio dalla carta all’e-book. La novità, che verrà introdotta gradualmente a partire dal prossimo anno scolastico, porterà con sé anche un cambiamento dei tetti di spesa per i testi, con un risparmio immediato del 10% per le famiglie degli alunni che frequenteranno le classi prime, della secondaria di primo grado e le prime e le terze, della secondaria di secondo grado. Il decreto contiene, nel suo allegato, anche linee guida sul libro del futuro che dovrà essere fruibile su tutti i supporti digitali. Il decreto, infatti, pone dei precisi paletti per le caratteristiche degli e-book. I libri di testo dovranno continuare a essere conformi alle indicazioni nazionali, dovranno offrire un’esposizione autorevole degli argomenti, organizzare contenuti complessi in un percorso narrativo efficace attraverso infografiche, animazioni, tabelle, contenuti audio e video.

Da ottobre bollette giù fino al 3%

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Da ottobre le bollette del gas e dell’energia elettrica saranno meno care. L’Autorità per l’energia ha, infatti, deciso di ridurre del 3% i prezzi di tutela del gas naturale e dello 0,8% quelli dell’energia elettrica, a partire dal prossimo trimestre. La misura è frutto della riforma avviata dall’Autorità nel 2011 e porterà, oltre a nuove regole per promuovere un mercato all’ingrosso del gas liquido, anche novità inerenti al metodo di calcolo dei prezzi del gas, attraverso una revisione complessiva del sistema. Ad oggi, la novità sostanziale dei criteri di calcolo della bolletta è l’uso al 100% dei prezzi spot del gas che si formano sui mercati nel trimestre di aggiornamento e non più sui contratti di fornitura di lungo periodo indicizzati alle quotazioni dei prodotti.

Iva al 22% congelata ma aumenta Irap e Ires

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L’aumento dell’Iva guadagna tre mesi. Il rincaro dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22%, previsto per il 1° ottobre 2013, slitta al 1° gennaio 2014. Ma a pagare nel frattempo saranno i contribuenti. In primo luogo perché da subito le accise sui carburanti cresceranno di 2 centesimi al litro. E poi perché a novembre i soggetti Ires dovranno versare un acconto più salato: il 103% di quanto pagato per il 2012, anche ai fini Irap (peraltro l’importo era già stato elevato dal 100% al 101% dal dl n. 76/2013). È quanto prevede la bozza di decreto-legge sull’Iva esaminato ieri sera dal consiglio dei ministri.

Secondo le stime governative la proroga dell’aumento Iva costerà all’erario un miliardo e 59 milioni di euro. Entro la fine del 2013, inoltre, con provvedimenti legislativi dovranno essere rimodulate le aliquote ridotte dell’Iva (attualmente pari al 4% e al 10%), definendo altresì i beni che potranno godere a partire dal 2014 dell’imposta agevolata. Sempre in materia di Iva, la bozza di dl riduce di 0,67 punti percentuali l’accisa sui tabacchi lavorati, legando l’effetto dell’intervento al momento in cui aumenterà l’imposta. Ciò, spiega la relazione illustrativa, servirà per evitare un generalizzato aumento dei prezzi delle sigarette, che avrebbe un effetto altamente recessivo in un mercato che sta già accusando una flessione (-7% nei primi otto mesi del 2013).

Studentessa si butta dal nono piano: muore senza un perché

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Diciannove anni e una vità già piena di prove difficili, forse troppo per lei. Al punto da farle decidere di togliersi la vita. E ieri G.V.C.,studentessa di un istituto professionale del centro, lo ha fatto.
Ha probabilmente seguito una residente, ha lasciato lo zaino al piano terra, appoggiato il cellulare ed è riuscita a passare da una feritoia che illumina il pianerottolo, poi giù. Un tonfo sordo ha spaventato i residenti e chi lavora in zona: brevi istanti di silenzio, poi le persone hanno iniziato a gridare, a terra c’era lei, G.V.C., morta a soli 19 anni. L’ultimo a parlare con lei era stato un pasticciere.

Perché? Questa è la domanda che tutti si sono posti. La giovane aveva avuto una vita complessa,viveva con i nonni, che non le hanno mai fatto mancare amore, e l’anno scorso era stata bocciata a scuola. Dentro la ragazzina era forse maturata un’angoscia che aveva tenuta segreta a tutti e che non ha voluto spiegare neppure con un biglietto di addio.

Il cacciatore di boss: imprenditori collaborate

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È sempre stato un cacciatore di mafiosi e latitanti. L’arresto che lo ha incoronato è stato quello del capo dei capi siciliani, Bernardo Provenzano, nell’aprile 2006 dopo 43 anni di fuga. Dal maggio 2012 Renato Cortese è capo della Squadra mobile.

A Roma si parla spesso di camorra e ’ndrangheta e poco di mafia. Perché? È finita in disgrazia o sa infiltrasi meglio delle altre mafie?

Bisogna considerare che tra le forme conosciute di espressione delle organizzazioni criminali mafiose sul territorio – ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra – notiamo, negli ultimi tempi, una flessione della presenza siciliana dovuta anche ai numerosi colpi inferti all’organizzazione mafiosa. In linea generale, la Provincia di Roma è un “punto di arrivo” per le mafie, un luogo ove si concretizza l’investimento dei proventi illeciti.

A Ostia, a luglio, lei ha scoperto la pace criminale siglata tra il camorrista Michele Senese, il clan Fasciani e i fratelli Triassi, di Agrigento. Possibile per che dei mafiosi come loro, legati ai temibili Cuntrura-Caruana, si facciano gambizzare e addirittura qualcuno li prende a schiaffi senza che meditino vendetta?

Le indagini svolte dalla Squadra mobile hanno fatto luce sull’esistenza di accordi tra i vertici delle consorterie di tipo mafioso, un “patto di non belligeranza” stipulato tra Fasciani, Triassi e Senese. È da ritenersi pacifico poi che una decisione, assunta a questi livelli criminali, abbia ricadute sulle conseguenti dinamiche e possa addirittura porre un freno ad eventuali rappresaglie della “parte lesa” ma sempre perché l’obiettivo principale di tutte le organizzazioni criminali è sfruttare al massimo ogni mezzo a disposizione per accumulare ricchezza.

A Vincenzo Triassi il giudice non ha riconosciuto l’imputazione di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’inchiesta è salva?

Assolutamente sì. Anzi il Tribunale della libertà ha riconosciuto l’estistenza delle associazioni criminose di Fasciani e Triassi, confermando l’impianto accusatorio della Dda di Roma.

Il settore imprenditoriale collabora poco, ha paura? Ci sono pericolose contiguità coi mafiosi?

All’interno dei territori nei quali le singole organizzazioni criminali hanno attecchito i loro tentacoli si è avuto modo di registrare la capacità di tessere una ragnatela di rapporti con il mondo imprenditoriale e delle istituzioni nel tentativo di influenzare e condizionare, con i classici metodi dell’intimidazione mafiosa, il regolare svolgimento delle relazioni sociali ed economiche. Una maggiore collaborazione da parte degli imprenditori potrebbe contribuire alle attività di contrasto alle infiltrazioni mafiose.

Che state facendo per stanare i mafiosi?

«Innanzitutto, vi è un’attenzione costante ai fenomeni criminali che possono aver trovato terreno fertile in questa provincia. Le organizzazioni criminali organizzate tendono ad un unico obiettivo: l’accaparramento o sfruttamento delle risorse economiche di un territorio che viene attuato con modalità tali da eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale ricorrendo a fittizie intestazioni a favore di prestanome compiacenti».

 

Sequestro di sigarette ai contrabbandieri

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Nelle prime ore del mattino 180 militari della Guardia di Finanza di Brindisi, supportati dalla componente aerea e dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata del Corpo, hanno eseguito 40 provvedimenti di custodia cautelare disposti dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, al termine di complesse indagini che hanno fatto emergere un traffico internazionale di sigarette estere di contrabbando tra il Montenegro e l’Italia. Sono 42 le persone indagate di cui 2 donne. Per 35 è scattata la custodia in carcere, per altri 5 sono stati disposti i domiciliari. Agli indagati sono stati contestati i reati di associazione per delinquere  finalizzata al contrabbando extra-ispettivo di tabacchi lavorati esteri; contrabbando extra-ispettivo di tabacchi lavorati esteri; ricettazione, il tutto con l’aggravante della transnazionalità. Le indagini sono state svolte dai militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Brindisi, con il supporto tecnico, operativo e investigativo del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e della componente aeronavale del Corpo, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce. L’organizzazione utilizzava potenti scafi che partivano dall’isola montenegrina di Sveti Nikola per effettuare poi gli sbarchi sulle coste brindisine e del sud barese. Le indagini hanno tempestivamente stroncato il tentativo di recrudescenza del fenomeno del contrabbando di sigarette via mare, operato da soggetti già attivi nel settore prima della nota operazione “Primavera”, risalente al 2000, favorito dal difficile contesto economico attuale e da una domanda di sigarette determinata anche dall’elevato prezzo dei tabacchi di monopolio.

UDINE, FA SESSO CON UN 15ENNE NEL BAGNO: L’ANZIANO AGLI ARRESTI DOMICILIARI

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È stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari l’anziano di 70 anni, dell’hinterland udinese, arrestato martedì scorso dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Udine per l’ipotesi di reato di prostituzione minorile, sorpreso nei bagni della stazione con un ragazzino di 15 anni, che avrebbe adescato mentre aspettava la corriera in autostazione. Lo ha deciso nel pomeriggio il gip del tribunale di Udine, Francesco Florit, al termine dell’udienza di convalida dell’arresto. Alla richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla Procura si era opposto il difensore dell’uomo, ritenendo che la vicenda debba essere ancora approfonditamente vagliata alla ricerca di riscontri. La versione dei fatti resa dall’indagato al suo legale sarebbe diversa rispetto a quanto per ora ricostruito dall’accusa. Secondo la difesa, che valuterà un eventuale interrogatorio davanti al magistrato, non vi sarebbe in ogni caso alcun pericolo né di fuga né di reiterazione del reato.

Al Sud i carabinieri del Nas hanno sequestrato più di 280 tonnellate di alimenti

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Controlli del Nas dei Carabinieri di Napoli competente sui 15 Nuclei del Sud Italia: nell’ultimo mese, sono state ispezionate 1300 strutture, rilevati 390 casi di irregolarità, sequestrate circa 280 tonnellate di alimenti e vino. Sequestrate o chiuse inoltre, 48 strutture. Le ispezioni hanno riguardato stabilimenti di produzione, depositi all’ingrosso, ristoranti, panifici, supermercati. Nel corso del servizio, sono state accertate 634 violazioni alle leggi di settore (di cui 80 penali) con sanzioni amministrative pari a 630.000 euro.

Gli alimenti sottratti al consumo sono stati trovati in cattivo stato di conservazione, insudiciati, depositati in strutture sprovviste dei requisiti igienico-sanitari e privi della documentazione utile per la loro rintracciabilità. Sono state segnalate alle Autorità Giudiziarie, Sanitarie ed Amministrative 400 persone.

In particolare, il NAS di Reggio Calabria, nell’ambito di un’ispezione presso un supermercato della provincia, ha sottoposto a sequestro due celle frigo in pessime condizioni igieniche completamente invase da ruggine e muffe, anche sulle scaffalature e circa 1 tonnellata di alimenti scaduti da 3 – 5 anni (2008) tra cui insaccati, formaggi, panna, pasta fresca, conserve, ecc. visibilmente alterati per la presenza di muffe e liquidi maleodoranti. Sono stati rinvenuti salumi e formaggi privi di etichetta e/o con etichetta abrasa, contraffatta o cancellata. I Carabinieri dei NAS insieme a personale del SIAN della ASP di Reggio Calabria, hanno accertato anche le gravi carenze igienico sanitarie e strutturali di tutti i locali, scrostature dell’intonaco, umidità persistente e sporco,e pertanto hanno proceduto all’immediata chiusura dell’attività. Il titolare del supermercato è stato denunciato.

Il NAS di Bari, invece, presso un’azienda vitivinicola della provincia,in un deposito non autorizzato e privo dei requisiti previsti dalla normativa ha sottoposto a sequestro amministrativo 28.000 bottiglie di vino a denominazione di origine controllata privi di capsule di imbottigliamento e della documentazione certificante “DOC” e “IGT”, immagazzinati, tra l’altro,in pessime condizioni igieniche con accumulo di sporcizia su pavimenti e pareti.

Il NAS di Palermo, presso un’industria di produzione di gelati e di pasticceria surgelata, ha sequestrato 1 tonnellata circa di materie di lavorazione (pan di spagna, rollè cacao, glasse, cioccolato) scadute da diversi mesi. Inoltre, i militari del Nucleo in collaborazione con i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, hanno arrestato un pregiudicato 43enne ed un 24enne che vendevano abusivamente alimenti utilizzando come deposito un locale, già sottoposto a sequestro dalla Polizia Municipale di Palermo, all’interno del quale venivano rinvenuti e sequestrati oltre 6 quintali di interiora di bovino (c.d. stigghiole) congelate abusivamente all’interno di alcuni frigocongelatori allacciati alla rete elettrica pubblica. Ai locali di deposito venivano posti nuovamente i sigilli.

I Carabinieri del NAS di Taranto, Lecce e Bari, collaborati da militari del Comando Provinciale di Taranto, e da personale medico delle ASL di Taranto e Brindisi, hanno proceduto alla chiusura, per gravi carenze igieniche e inadeguatezze strutturali,di 6 attività (depositi prodotti ittici e alimenti, azienda agricola con stabilimento di produzione conserve vegetali, caseificio, ristorante) ed al sequestro di uno stabilimento vinicolo risultato privo di autorizzazione allo scarico dei reflui. Inoltre, i militari dei Nuclei hanno sottoposto a sequestro: circa 600 Kg tra prodotti ittici (cozze, calamari, seppie, polpi) in parte privi di documentazione attestante la rintracciabilità, altri detenuti in cattivo stato di conservazione e sottoposti ad arbitrario procedimento di congelazione e prodotti caseari (cacio ricotta, formaggi, ricotta) privi di etichettatura; oltre 1.600 confezioni tra pasta, pomodori pelati, biscotti, bibite, acque minerali, liquori, detenute in locali non autorizzati ed interessati da carenze igienico sanitarie e strutturali (ragnatele, scaffali metallici con ruggine, pavimento disconnesso, finestre sprovviste di mezzi idonei ad impedire l’accesso di insetti ed animali).

Può un uomo, affrontare poteri consolidati e Mafia – e vivere?

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Può un uomo, cioè Rosario Crocetta, presidente della Sicilia, affrontare poteri consolidati e la Mafia – e vivere?

Se lo chiede il New York Times, edizione europea, presentando in prima pagina un articolo di Marco De Martino per il magazine della edizione americana.

Ha scritto De Martino: “Rosario Crocetta fuma da due a tre pacchetti di sigarette al giorno, le accende senza nemmeno aspirare, guardando di continuo i tre cellulari allineati davanti a lui”.

La vita di Crocetta non è facile né appare probabile che il suo “modello” di governo possa durare: “Il Partito democratico (Pd), che lo sosteneva a pieno all’inizio dell’anno, chiede più potere”. C’è una pagina satirica su Facebook intitolata: “Crocetta può farlo” ed è pesantemente sfottente: “Trasformare l’acqua in vino, dare la vista a un cieco, risorgere dopo tre giorni? Il presidente della Sicilia non è un dilettante! Crocetta può farlo!”. Riporta De Martino la replica di Crocetta: “Quando sono entrato in carica, la Sicilia era sull’orlo della bancarotta. Abbiamo tagliato due miliardi e mezzo di euro di spese senza significative perdite di posti di lavoro e abbiamo sbloccato 850 milioni di fondi europei che erano bloccati dalla burocrazia”. Ma ha anche messo le mani avanti: “Non possiamo fare miracoli, nemmeno Obama lo ha fatto”.

Diciannove agenti speciali per “arrestare” tre cagnette

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Presente il questore di Catania in persona, Salvatore Longo, il vicario del questore, Giovanni Signer, 5 dipendenti della polizia Scientifica, 6 della locale Digos, 2 della locale Squadra mobile e 4 della locale zona TLC per acciuffare non tre mafiosi o appartenenti ad una qualche consorteria criminale operante nel catanese o chissà quale altra ignobile razza di malviventi, ma tre cagnette di taglia piccola, di cui una anziana e sdentata, colpevoli di intrufolarsi tra le sbarre del Commissariato di polizia Nesima e di accettare di farsi sfamare dal personale di buon cuore che mostra esempio di civiltà.

Sarà di certo colpa di quelle tre furbette di quartiere – e sì, perché usufruiscono già dello status di «cane di quartiere» con tanto di cuccetta messa a disposizione dal Comune – se Catania è sprovvista di canile municipale e su quello privato esistente è in corso una laboriosa indagine. Il blitz, sbalorditivo per l’impiego di forze e degno della ricerca del più sanguinario latitante, si è svolto tra gli sguardi increduli della cittadinanza nonchè dei curiosi che stavano alle finestre per assistere a quanto accadeva, come riferisce Valter Mazzetti, segretario nazionale della Ugl. Addirittura si è assistito alla misurazione, da parte di personale specializzato, della distanza tra le sbarre del cancello per fare poi chissà quale oculato calcolo in ufficio e capire se le cagnoline «mafiosette» riuscissero davvero da sole a entrare e uscire dal cortile, come riferito dai poliziotti, o se fosse questa, una spregevole bugia.

Fatto sta che quelle bestiole, un tempo abbandonate e seviziate, si sono prese il dito con tutta la zampa, accontentandosi di una ciotola di zuppa. E mentre il personale del Commissariato, con il vice questore aggiunto Adriana Muliere, si è macchiato «evidentemente» del reato di favoreggiamento della latitanza canina aggravato dalla sussistenza delle bestiole, la Muliere è stata sollevata seduta stante dall’incarico, trasferita in sottordine presso la locale Divisione Anticrimine, accusando un malore, tanto che si è reso necessario l’intervento del 118. «Una gratuita e pubblica umiliazione professionale e personale, nonché una grave e immotivata violenza morale e psicologica in presenza di molti appartenenti alla Polizia di Stato – commenta Mazzetti in una missiva all’indirizzo del capo della Polizia, direttore generale del Dipartimento di Polizia di Stato, prefetto Pansa -. Tutto questo è più che sufficiente a farmi dubitare dell’idoneità del dottor Longo e del suo vicario a dirigere in un contesto così delicato come quello catanese. Questo atteggiamento mi indigna e mi fa vergognare di essere rappresentato istituzionalmente da tali dirigenti dello Stato, ai quali, personalmente, non darei nemmeno la responsabilità di un piccolo condominio».