Stop agli smartphone in classe, anche alle superiori: l’Italia guida la svolta educativa in Europa
Valditara: “Effetti devastanti su concentrazione e crescita psicologica. La scuola torni a essere spazio di attenzione, studio e relazione umana”
Da Bruxelles parte un appello che potrebbe cambiare il volto della scuola europea: vietare l’uso degli smartphone tra i banchi di scuola almeno fino ai 14 anni, con l’ipotesi concreta di estendere il divieto anche oltre, fino ai 16. A rilanciare la proposta è il ministro italiano dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, intervenuto a margine del Consiglio Ue sull’Istruzione.
“La Francia, l’Austria, l’Ungheria, la Slovacchia, la Svezia e naturalmente l’Italia hanno già firmato il documento”, ha annunciato. “Lituania, Cipro, Grecia e Belgio ci hanno comunicato l’intenzione di aderire a breve”. L’obiettivo: costruire un fronte comune a livello europeo per arginare quella che viene ormai considerata una vera emergenza educativa.
“Dati drammatici”: la denuncia del ministro
“Le ricerche ci dicono con chiarezza che l’uso precoce e continuo del cellulare ha effetti drammatici sullo sviluppo psicoemotivo dei giovani”, ha spiegato Valditara. Tra i rischi più gravi: difficoltà di concentrazione, calo nella capacità di memorizzare e una generale compromissione dello sviluppo della fantasia. “La crescita psicologica viene in qualche modo rallentata o deviata dall’uso eccessivo di questi dispositivi”, ha dichiarato.
Ma il danno non si ferma alla sfera emotiva: anche l’apprendimento ne risente. “Durante il G7 dell’Istruzione che abbiamo ospitato a Trieste l’anno scorso – ha ricordato il ministro – l’Ocse ha presentato dati preoccupanti, evidenziando come anche discipline apparentemente meno influenzabili, come la matematica, subiscano ricadute negative. Il cellulare induce distrazione e compromette la qualità della didattica”.
Un problema che coinvolge anche le famiglie
Secondo Valditara, vietare il cellulare in classe non basta. Serve una presa di coscienza collettiva, che parta anche dalle famiglie. “Purtroppo, molti bambini oggi ricevono uno smartphone in età troppo precoce. Questo li espone a rischi enormi: dalle sfide pericolose sui social alla pedopornografia, come più volte ha denunciato la polizia postale italiana”.
Educare all’uso consapevole del digitale
Il divieto, chiarisce il ministro, non è una battaglia contro la tecnologia, ma un invito a riscoprirne l’uso consapevole. “Non possiamo demonizzare il digitale – ha detto – ma dobbiamo insegnare a usarlo. Serve un’educazione nuova, che metta al centro la consapevolezza dei rischi legati alla rete e ai social network”.
Una linea che punta a ricostruire un ambiente scolastico più sano, basato sull’attenzione, sulla relazione diretta tra studenti e docenti, e sulla centralità dell’esperienza educativa. L’Italia, in questo senso, si candida a guidare l’Europa verso una scuola più libera dalle distrazioni e più attenta ai bisogni reali delle nuove generazioni.