A cura di Ionela Polinciuc
La situazione in Medio Oriente si fa sempre più incandescente. Dopo il massiccio attacco missilistico da parte dell’Iran contro Israele nella giornata di ieri, le sirene di allarme sono risuonate in diverse città dell’Alta Galilea, tra cui Beit Hillel, Kiryat Shemona e Dafna, segnalando l’imminente pericolo per la popolazione.
Secondo il Times of Israel, Israele si prepara a lanciare una “significativa rappresaglia” entro pochi giorni, con obiettivi strategici che potrebbero includere siti vitali per l’economia e la sicurezza dell’Iran, tra cui impianti di produzione petrolifera. Questo attacco sarebbe la risposta alle recenti offensive missilistiche iraniane contro il territorio israeliano. Fonti governative israeliane hanno dichiarato che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu terrà consultazioni con il Presidente statunitense Joe Biden per discutere le prossime mosse militari.
Le sirene di allarme in Alta Galilea hanno scosso diverse città, causando preoccupazione tra la popolazione. Nonostante gli allarmi, non sono stati segnalati attacchi diretti in queste aree, ma la paura di un’escalation continua a crescere.
Nel frattempo, l’Iran ha bloccato tutti i voli fino alle 17:00 di domani ora locale (15:30 ora italiana), secondo un annuncio ufficiale dell’organizzazione per l’aviazione civile iraniana. La decisione arriva dopo la chiusura dello spazio aereo già avvenuta durante l’attacco missilistico della scorsa notte contro Israele.
La tensione si è intensificata anche al confine tra Israele e Libano. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato che la 36ª Divisione, composta da unità della Brigata Golani e altre forze, è stata schierata per colpire obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. La presenza dell’artiglieria israeliana, supportata dall’Aeronautica, indica un potenziale ampliamento dell’offensiva contro le basi di Hezbollah.
Hezbollah ha risposto dichiarando di aver respinto un tentativo di infiltrazione da parte delle forze israeliane nella città meridionale libanese di Odaisseh, infliggendo, a loro dire, delle perdite.
In seguito agli attacchi israeliani a Beirut, una densa nuvola di fumo si è sollevata sopra la capitale libanese. Questi attacchi fanno parte delle operazioni di risposta israeliane contro Hezbollah, il gruppo militante sciita sostenuto dall’Iran. A Gaza, le IDF hanno colpito miliziani di Hamas che, secondo informazioni israeliane, operavano da una scuola nel centro della città, utilizzata per pianificare attacchi contro lo Stato di Israele. L’attacco ha causato la morte di nove palestinesi e il ferimento di altre 20 persone, come riferito dall’agenzia di stampa palestinese WAFA.
Il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ribadito l’importanza di evitare un’escalation militare che coinvolga civili innocenti, come accaduto a Gaza. Tajani ha sottolineato la necessità di proteggere sia i soldati italiani che operano nella regione sia la popolazione civile libanese, e ha esortato a mantenere aperto un canale di dialogo con l’Iran, nonostante le preoccupazioni per le sue attività destabilizzanti nella regione.
Contemporaneamente, la guerra in Ucraina continua. Le forze russe hanno fatto un significativo passo avanti entrando nella città assediata di Vuhledar, nell’oblast di Donetsk. Le truppe russe stanno avanzando verso il centro della città, e le forze ucraine sembrano essere vicine a un ritiro completo. La situazione umanitaria è sempre più critica, con difficoltà nel portare aiuti alla popolazione civile.
In un altro sviluppo, due esplosioni si sono verificate nell’area dell’ambasciata israeliana a Copenaghen, capitale della Danimarca. Secondo quanto riportato dai media locali, non ci sono feriti, ma le indagini sono in corso per capire l’origine degli ordigni.
Il conflitto tra Israele e l’Iran si sta intensificando rapidamente, con possibili ripercussioni a livello regionale e globale. Mentre il mondo osserva con apprensione, è solo questione di tempo prima che Israele lanci la sua rappresaglia, con conseguenze che potrebbero innescare un’escalation militare di vasta portata in Medio Oriente.