4 Maggio 2024, sabato
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DONNE E MOTORI. GIOIE E MOTORI

A cura di Carla Cavicchini

DONNE E MOTORI. GIOIE E MOTORI.

        Capito bene. Parola di “Lady F40”

Una cascata di riccioli biondi con tanta tempra da vendere. Condita da entusiasmo credendo nella proprie capacità. Tanto che: “Ho costruito la ‘F40’ sentendo sempre dire: “ Una ragazza può fare solamente la segretaria. Ma quando mai!” E giù una  bella risata da parte nostra. 

E’ trascorso qualche mesetto dall’ultima edizione del  “Premio Internazionale Semplicemente Donna Harmony Award” arrivato all’XI edizione e, Monica Zanetti salita sul palco d’onore  per ricevere l’ambito premio nel suo bellissimo e caldo accento modenese, racconta d’essere di Maranello…chi non conosce Maranello??? E di aver creduto sempre nei suoi sogni. Tanto da lavorare con le mani…

Sporche, già , umide di grasso con  lacrime del sudore.

Prosegue poi; “Enzo Ferrari…ma per l’amor di Dio, guai a chi me lo toccaaaa!” e piovono scrosci d’applausi dal nutritissimo “Teatro Mario Spina” di Castiglion Fiorentino. Non a caso la bionda signora  lo  ricorda tramite  la sua bella ‘parlata ’emiliana, rivedendolo con le lenti scure. “Esatto, scure, se passava però subito dopo a quelle trasparenti, ecco che arrivava tutto il suo rispetto. E quindi immaginatevi l’onore che percepivo sentendomi così stimata da colui che chiamavano “The drake”. D’altronde la mia era una passione coltivata da piccola… piccolina! Mio papà lavorava da Ferrari, in casa si parlava solo di Ferrari e quindi il resto è storia! A casa nostra venivano sempre tanti piloti ed io ero talmente affascinata da tale atmosfera dicendo sempre a me stessa: ”la Monica Zanetti sarà un grande meccanico”! Beh…fatto sta, che tutto questo, mi regalava una grandissima carica. Quanto all’ambiente maschile lo erasenz’altro, innegabilmente, tuttavia questa specie di ‘febbre’ che nutrivo condita da tanta tenacia ed un bel pizzico d’ umiltà, vinceva su tutto! D’altronde la fabbrica era nostra, parte di noi, ed adesso mi viene spontaneo ascoltare Ferrari osservando:…”La passione si capisce vivendola!”

Schietta, spontanea come il Lambrusco, nonché estremamente solare, Monica Zanetti è stata la prima donna a far parte del team Ferrari. A 60 anni compiuti, felicemente nonna, è stata insignita a Los Angeles del prestigioso premio” The Helene Awards”. 

“Se devo dite la verità non mi rendo conto di quello che ho raggiunto. Mi sono sempre e solo sentita di svolgere il mio lavoro. Non avrei mai creduto di arrivare fin qui.”

Incoscienza e dedizione sono termini che ben si addicono a “Lady F40” Monica Zanetti di Maranello nonché ferrarista Doc. La prima a far parte del “Team Ferrari”, oltre ad essere stata l’unica donna su quattro meccanici ad occuparsi della mitica “F40”. Di conseguenza, a tutti gli effetti, un lavoro pioneristico nell’industria automobilistica. 

A 7-8 anni, a Modena, per la prima volta, andai per vedere un circuito osservando ben bene le macchine. Sentii qualcosa di unico ed assolutamente particolare. Stavo per iniziare la Scuola Professionale IPSIA di Maranello  ideata da Enzo Ferrari , in modo da dareuna formazione ad un paese all’epoca di soli contadini, ed ecco arrivare una chiamata dall’ufficio del personale Ferrari. Cercavano 3 ragazzi, tra cui una donna. Alla Porsche e Mercedes cominciavano ad avere donne meccanici ed io non volevo proprio esser da meno. Accettai immediatamente. L’inizio fu nel febbraio del 1979 a 15 anni. Dovevo andare in meccanica ma mi mandarono in carrozzeria per un’urgenza. Mi misero quindi alla lavorazione delle porte; ero l’unica donna, chi era in amministrazione, chi a cucire, chi alla pulizia delle auto. Fatto sta che – dopo, ripeto, dopo – fui accolta a braccia aperte insegnandomi il loro mondo. Doveroso a questi uomini dire che debbo tanto a loro. Ma non c’è rosa senza spine. All’inizio erano scettici, mi prendevano sottogamba commentando…questa farà la fine delle altre! Eppure, sapete la bella? Il loro modo, il loro atteggiamento nei miei confronti, mi caricava di brutto tanto da ripetermi: “ Potete fare quello che volete, che tanto io non cedo!” E quindi sotto con tanto impegno e determinazione! Non nascondo che fu dura, assolutamente, loro non ti spiegavano assolutamente niente, senza trascurare che, per svolgere determinati compiti, serviva una certa prestanza fisica. Ma io volevo farcela…ocio se volevo farcela! E quella fu la mia forza, tanto che se per imparare una ‘stazione’ ci si impiegava un mese di media, io sapevo completarla dopo 3 giorni.”

Nel finale non mancano ricordi anche scomodi, ed ancora il lavoro con la socia Gemma Provenzano, arrivando a quel distinto signore capace tuttavia di gelarti con uno sguardo. Non c’è bisogno d’evocarne il nome. 

Non esisteva il bagno femminile. Ma non avevo problemi ad andare da quello dei signori maschietti: l’importante era che non entrassero e quindi mettevo sempre fuori qualcuno a fare la guardia. Quanto ai ricordi nostalgici, ripercorro i miei 24 anni del 1987. Proprio dell“F40” dovevo seguire il montaggio e l’assemblaggio  delle parti di carrozzeria interne ed esterne.

Così fu intitolata poiché proprio quell’anno ricorrevano i 40 anni della prima macchina da corsa. Già… l’ultima volta che vide in vita Enzo Ferrari, progettata proprio dal Drake e dall’ingegnere Materazzi. 

E termino su Ferrari, un uomo tutto d’un pezzo che, quando apriva la bocca guai a fiatare! Per me era sempre e solamente il commendatore, così lo chiamavo, mentre qualche collega stretto stretto gli dava invece dell’ingegnere. 

Non amo ripetermi, tuttavia la Sua frase: “ Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”, me la sono tenuta ben stretta pensando d’esserne degna dimostrazione. Quanto a Gemma Provenzano, mia socia, nel 201abbiamo dato vita alla “Scuderia Bella Epoque” restaurando vetture d’epoca, stradali e da competizione.”

Ed allora v’aspettoooo, v’è! Osteria!

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