23 Aprile 2024, martedì
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LUCA SIGNORELLI “LA GRAZIA DELLA INVENZIONE “ A CORTONA AL MUSEO DIOCESANO

A cura di Carla Cavicchini
Decisamente splendida a Cortona l’elegante
illuminazione e nuovo allestimento della “Sala Signorelli”
interamente dedicata al pittore Luca Signorelli con tanto di
didascalia ragionata capace di esaltarne la leggibilità delle
tavole dipinte. La Diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro
ha presentato 11 capolavori di tale artista accuratamente
conservati ed è estremamente interessante conoscere che la
nascita del museo si riferì alle celebrazioni che nel 1923 furono
organizzate ricordando il 4° centenario della morte di Luca
Signorelli. Proprio Cortona tributò all’illustre ‘Figlio’ su
comando del ‘Capitolo’, che i quadri si riunissero nella chiesa
“Superiore del Gesù” ormai adibita a Battistero della
Cattedrale. Decisamente un importante progetto di
valorizzazione – quest’anno ricorrono i 500 anni della morte
1523-2023 – autorizzato dalla “Soprintendenza Archeologica
Belle Arti e Paesaggio” grazie al contributo dei fondi dell’ 8 per
mille ed “Opera Laboratori”.
Un modo tra l’altro per ammirare il bel catalogo “Luca
Signorelli e la grazia della invenzione” con tanto di
approfondimenti sulla Chiesa di San Francesco dalla quale
provengono opere varie e, tra l’altro, come da volontà
dell’artista stesso, d’esser li sepolto.
Altamente significative da parte della Curia…” Non
esiste differenza tra Cortona ed il Paradiso visto che nella
deliziosa cittadina le case, le pietre, sono intrise di grande
misticità pensando anche alle molte opere salvate nel corso dei
secoli. Spesso si tratta di immagini sacre di volti che riportano
alla veduta di dame cortonesi in questo cammino ad ampio
raggio con le varie istituzioni compreso il comune, verso
opportune visite guidate per le celebrazioni del Signorelli.”
Più tardi l’emerito storico d’arte Antonio Natali gia’
direttore della Galleria degli Uffizi. osservava che il contesto
artistico dovrebbe covare più etica che estetica in quanto
proprio l’arte eleva. “ Le persone purtroppo vanno alla ricerca
dei ‘feticci’, mentre invece ogni opera va vista col cuore e

soprattutto fuori dall’industria culturale ricordando l’alto
messaggio che emana. Andrea Del Sarto, il Pontormo, il Rosso
Fiorentino – prosegue – ‘vanno’ maggiormente per gli
stranieri, per i più acculturati e qui mi soffermo sul sacro,
sulla magnificenza della ‘predella’ che racconta il “Corpo ed il
sangue di Cristo”, sullo splendido Calice che lancia messaggi
emblematici. Quanto alla provincia è proprio nella provincia
che vi sono maggiori sentimenti di solidarietà: non a caso ogni
paese grazie all’opera portata dagli Uffizi, stabiliva percorsi.
Per fare delle belle mostre – concludeva – ci vogliono soldi…sì,
certo, senz’altro, ma anche saggezza poiché l’uomo dall’arte
deve uscirne arricchito ricordando che sostanza ed immagine
fanno la differenza.”
Decisamente parole ‘sante’, pesanti come il piombo, che
invitavano maggiormente il pubblico a guadare con occhio
diverso la mostra andando al di là delle figure.

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