19 Aprile 2024, venerdì
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Carcere, funzione rieducativa della pena

A cura di: Di Mambro Dolores

Pestaggi, violenza psicologica, condizioni fisicheirrispettose, sovraffollamento, abbandono, autolesionismo fino al suicidio.

Una silenziosa mattanza che accade attualmente nei carceri italiani.

Tredici suicidi ogni diecimila persone detenute, è questo il tasso dei suicidi in carcere nel 2022, calcolatodall’associazione Antigone che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario.

I numeri testimoniano centinaia di detenuti che hanno scelto il suicidio a causa del sovraffollamento che rende insostenibile la vita all’interno di celle sempre piùanguste, gravando sulle condizioni di vita dei stessi detenuti.

Le criticità riscontrate, vanno dal cronico affollamento alla presenza di persone con patologie psichiatriche non adeguamenti trattati, alla carenza di personale specializzato e protocolli d’intervento.

Occorre ricordare che la tutela della dignità umana è una combinazione per una democrazia che vuol definirsi tale. 

Nel nostro ordinamento penale, per espressa previsione Costituzionale, la pena deve tendere alla rieducazione del reo, favorendo il suo reinserimento nella società. Il 3 comma dell’articolo 27 della Costituzione, sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Il sistema carcerario nel corso dei secoli è cambiato passando da un carcere punitivo, ovvero basato su torture e umiliazioni ad uno rieducativo, che pone al centro del trattamento il detenuto.

Nonostante le varie riforme, attualmente esistono situazioni di violenza e di abbandono che scatenano la protesta dei detenuti per far valere i propri diritti.

Fondamentale per chi sconta una pena non perdere i propri diritti, ma determinate limitazioni necessarie per assicurare l’esecuzione della pena.

La rieducazione è la finalità ideologica della pena consiste nel creare da parte dello Stato durante l’esecuzione della stessa, le condizioni necessarie affinché il condannato possa successivamente reinserirsi nella società, in modo dignitoso in condizioni di libertà per non commettere nuovi reati ed eventuali recidive. Finalità che va a salvaguardare la dignità umana, diritto fondamentale e prioritario per ogni essere umano.

Associazioni e sindacati chiedono al Governo e alParlamento italiano di adoperarsi in un rinnovamento mediante provvedimenti al fine di assicurare lecondizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri, risolvendo le problematiche attuali del sovraffollamento, incompatibile con l’obbligo di garantire condizioni di detenzione rispettose.

Avanzano proposte per arginare il fenomeno suicidario nelle carceri, come la necessità di investire nel reinserimento sociale e nelle pene alternative per reati minori, la creazione di spazi e contesti che rispettino la dignità. Garantire inoltre particolare attenzione al momento dell’ingresso e dell’uscita dal carcere, entrambe fasi particolarmente delicate.

Il carcere assume una funzione di correzione e trasformazione degli individui con lo scopo diindirizzarli attraverso programmi educativi mirati nellaformazione, il lavoro, attività culturali, ricreative, pertanto l’educazione rappresenta un indispensabile metodo di crescita per il detenuto, un’ancora per l’inserimento e l’emancipazione sociale.

Nonostante ogni caso di suicidio ha una storia a sé fatta di sofferente e fragilità personali, ma quando i numeri iniziano a diventare alti è indice di un malessere di un sistema che necessita profondi cambiamenti.

Si auspica di ottenere un sistema penitenziario giusto e proporzionato al reato, capace di guardare oltre la pena,mediante una giustizia che miri non a punire solamente,ma ad ottenere una società che rispetti regole in prospettiva di una risocializzazione che consideri la dignità umana, garantita dalla Carta dei diritti fondamentali.

“Il grado di civiltà di uno Stato si misura dal grado di civiltà della sue prigioni.” Voltaire

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