Due idee di Italia contrapposte, separate anche fisicamente da una trentina di chilometri, e a sette giorni dal voto.
Chi esalta “concretezza dei valori e buon governo locale” dimostrato sul campo dai sindaci e chi scommette tutto su autonomia regionale, flat tax e il revival dei decreti Sicurezza di salviniana memoria.
Due idee di Italia contrapposte, separate anche fisicamente da una trentina di chilometri, e a sette giorni dal voto.
Chi esalta “concretezza dei valori e buon governo locale” dimostrato sul campo dai sindaci e chi scommette tutto su autonomia regionale, flat tax e il revival dei decreti Sicurezza di salviniana memoria.
Eppure contro quel popolo si scaglia Letta: “Oggi Pontida è diventata provincia dell’Ungheria”. La sferzata, che richiama il sostegno della Lega al presidente Orban, serve all’ex premier a distinguersi ancora: “Noi non vogliamo un’Italia che strizza l’occhio a Orban e Putin – rimarca Letta – Vogliamo un’Italia che sia nel cuore dell’Europa ed è fedele alle sue alleanze”. Matteo Salvini dal palco replica con ironia: “Quelli di sinistra hanno una passione per la geografia, oggi è l’Ungheria, ieri la Russia”. Ma su Budapest tiene il punto: “Io rispetto le scelte democratiche di tutti”.
Altra distanza è sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ Francesco Boccia del Pd a incalzare il centrodestra: “Salvini e Meloni continuano a minacciare modifiche al Pnrr, ma hanno mai chiesto ai sindaci se sono d’accordo nel fermare gli investimenti già avviati?”. La Lega – e Fratelli d’Italia in particolare – non hanno mai fatto mistero della necessità di ritocchi. I Dem attaccano pure sull’ambiente: “Dal centrodestra non sentiamo una parola”, denuncia il sindaco di Milano, Giuseppe Sala e chiede: “Andate a dirlo ai familiari vittime della Marmolada e di quello accaduto nelle Marche che l’ambiente non è urgente”.