18 Aprile 2024, giovedì
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L’ex imprenditore del web Alberto Genovese condannato a 8 anni e 4 mesi

L’imprenditore era accusato di aver violentato due modelle dopo averle stordite con un mix di droghe. Condannata a 2 anni e 5 mesi anche l’ex fidanzata del 45enne.

È stato condannato a 8 anni e 4 mesi Alberto Genovese, a processo con rito abbreviato per violenza sessuale, detenzione e cessione di stupefacenti per i due episodi di abusi commessi ai danni di una modella 18enne, nell’attico Terrazza Sentimento (ottobre 2020), e di una 23enne, a Villa Lolita a Ibiza (luglio 2020), in cui entrambe le giovani entrambe le giovani sarebbero state stordite con un mix di stupefacenti. Lo ha deciso il gup Chiara Valori. Il 45enne dovrà versare anche 50mila euro di provvisionale alla modella 18enne. All’ex fidanzata dell’imprenditore, Sarah Borruso, a processo solo per l’episodio di Ibiza, è stata inflitta una pena di 2 anni e 5 mesi.

Alberto Genovese viene arrestato il 7 novembre del 2020 con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una modella 18enne resa incosciente dall’uso di droga. L’episodio risale alla notte tra il 19 e il 20 ottobre ottobre del 2020. La ragazza partecipa a un festino a “Terrazza Sentimento”, l’attico di Piazza Santa Maria Beltrade (Milano) di proprietà dell’imprenditore (ora è in vendita). I due si appartano in camera da letto attorno alle 22.30 e vi restano fino alla tarda mattinata del giorno successivo. A quanto è emerso dai video delle telecamere di sorveglianza interne all’abitazione, e dalle intercettazioni ambientali, la 18enne viene ripetutamente abusata da Genovese e costretta ad assumere stupefacenti. La giovane lascia l’appartamento 23 ore dopo esservi entrata, ferma una volante della polizia e racconta di essere stata stuprata. I medici del centro antiviolenza della clinica “Mangiagalli” le riscontrano ferite compatibili con gli abusi.

Il secondo episodio risale al 10 luglio del 2020, durante una vacanza a “Villa Lolita”, la residenza estiva di Genovese sull’isola di Ibiza (Spagna). Ad accusare l’imprenditore è una modella di 23 anni. La giovane racconta di essere stata abusata dal “mago delle startup” durante un festino in cui giravano droga e alcol. Nello specifico, si sarebbe trattato di un ménage à trois a cui avrebbe partecipato anche l’ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso. Secondo l’accusa, la giovane sarebbe stata drogata con una sostanza che l’aveva resa inconsciente – le carte dell’inchiesta parlano di “stupro feroce” – riuscendo a lasciare la villa dell’imprenditore solo il giorno successivo.

Lo scorso 7 luglio, il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini hanno chiesto una condanna a 8 anni di reclusione e a 80mila euro di multa per Alberto Genovese con l’accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, le due modelle. La richiesta è stata formulata nel processo abbreviato davanti al gup Chiara Valori. Secondo l’accusa, l’imprenditore era abituato a “prendersi tutto e ad avere tutto” e dunque, anche in un quadro di “aberrazioni condivise”, quello dei festini che avevano come tema l’uso di droga e il sesso anche estremo, lui ha superato “scientemente, consapevolmente il limite”, quello del consenso delle ragazze. Nel corso della requisitoria i pm hanno parlato anche di un preciso “rituale” di “parafilia predatoria” che contemplava l’assunzione e somministrazione di stupefacenti alle vittime.

Secondo la difesa di Genovese, l’uso massiccio di droghe combinato a un disturbo mentale Asperger (emerso solo in tarda età), avrebbe indebolito la capacità di intendere e volere del 43enne (oggi di anni ne ha 45). La diagnosi è stata certificata dai professori Pietro Pietrini e Giuseppe Sartoni, incaricati dai legali dell’imprenditore di redigere una consulenza tecnica. Secondo gli esperti, il disturbo del comportamento di cui sarebbe affetto Genovese avrebbe impattato sulla sua attività lavorativa e sarebbe stato tale da impedirgli “di discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale” di una ragazza e il successivo venir meno del consenso inficiando la sua capacità “nel comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi”. Conclusioni che hanno indotto i periti incaricati della difesa a ritenere “che la capacità di intendere e di volere di Genovese fosse, al momento dei fatti, quantomeno grandemente scemata”. Ad oggi, Alberto Genovese si trova in una struttura riabilitativa dove si sta curando dalla dipendenza di droghe.

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