20 Aprile 2024, sabato
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Vaccinazione eterologa: pratica sicura, timori infondati

Il vaccino AstraZeneca, verrà somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo). E’ questa l’ultima decisione del CTS, contenuta nella circolare del Ministero della Salute,  alla luce degli ultimi eventi legati al vaccino.

A partire dalla seconda somministrazione, quindi per la prima volta in Italia, si darà il via alla vaccinazione eterologa: per le persone che hanno ricevuto la prima dose del vaccino AstaZeneca e sono al di sotto dei 60 anni di età, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose.

LE RICERCHE-Due ricerche sono state già rese note: una nel Regno Unito e l’altra in Spagna. Nel primo caso – test su 830 persone- emerge che l’utilizzo di un mix di vaccini anti Covid (AstraZeneca e Pfizer) – sperimentato in Gran Bretagna – appare in grado di produrre una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”, ma non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone. Lo studio clinico – 673 volontari – a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III, un organismo pubblico spagnolo, ha concluso che somministrare il vaccino anti-covid di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.

PARERI OPPOSTI– L’Agenzia europea dei medicinali Ema (partner, in questa fase, del generale Figliuolo) è favorevole perché la soluzione della vaccinazione eterologa leverebbe di mezzo alcuni fattori di rischio e contribuirebbe a snellire la campagna vaccinale rendendola più fluida e flessibile. L’approccio è semplice: se il nostro sistema immunitario riceve più stimoli indirizzata verso la stessa malattia, l’efficacia diventa maggiore. Altri esperti, invece, seppur mantenendosi prudenti, hanno acceso il semaforo verde perché al momento non sono arrivate indicazioni contrarie a questo tipo di vaccinazione e il mix dovrebbe comunque stimolare la reazione degli anticorpi.

Di segno opposto il parere di altri esperti (come il virologo e direttore di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, Massimo Andreoni) che ha manifestato forti dubbi, affermando che l’esigenza di creare questo tipo di mix tra vaccini possa essere dettata solo qualora, dopo la prima somministrazione di AstraZeneca, il soggetto abbia manifestato disturbi di natura neurologica. Farlo in maniera indiscriminato in sostanza, sarebbe esagerato. Così si correrebbe il rischio di seguire pista sconosciute. Sulla stessa linea d’onda Andrea Crisanti dell’Università di Padova.

I TIMORI-Un esperimento su cavie? No, ribattono le fonti. Non è la prima volta che si ricorre a quella che viene definita una vaccinazione eterologa, è già accaduto con l’epatite A, ad esempio. E non è l’Italia la prima a orientarsi verso questa direzione. La combinazione di sieri diversi è già stata approvata, in seguita ad attente valutazioni, in Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Regno Unito. Ma per convincere i restii – si precisa – anche la comunicazione deve fare la sua parte. No allora a espressioni come “mix” o “cocktail” che oltre a essere inesatti danno un’idea di raffazzonato.

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