20 Aprile 2024, sabato
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Picacismo,cos’è e come si cura

Il picacismo o pica, chiamato anche “allotriofagia”, è un disturbo del comportamento alimentare che spinge a mangiare cose non commestibili.

I criteri per la diagnosi iniziale e le cause effettive non sono ancora definiti con certezza. In ogni caso, questo disturbo alimentare può scomparire da solo, dopo essere stato presente per mesi e mesi.

Picacismo: cos’è-Il picacismo è una  voglia incontrollabile, regolare e continua per almeno due mesi, di ingerire sostanze strane non edibili, tra cui:

  • terra
  • sassi
  • argilla
  • cenere
  • limatura di ferro
  • vernici
  • naftalina
  • gomma
  • detersivi
  • bottoni
  • sapone
  • talco
  • capelli
  • carta
  • persino urina e feci.

Inoltre, il disturbo si può anche manifestare con il desiderio sfrenato di cibi crudi, come ghiaccio, patate, riso, farina e carne, in grande quantità.

Le donne in gravidanza e i bambini dai tre ai sei anni sono i soggetti più colpiti, insieme agli adulti che hanno subito traumi.

Gli individui che escono da eventi tragici o sono portatori di malattie psichiatriche soffrono del disturbo per le alterazioni delle funzioni del cervello.

Le donne in gravidanza possono sviluppare, soprattutto nell’ultimo trimestre, in via transitoria, il picacismo per uno squilibrio del metabolismo, in relazione ai cambiamenti ormonali della loro condizione.

Di solito si tratta di carenze di nutrienti, come il ferro, che spingono la mamma a cibarsi di sostanze non alimentari, nel caso la limatura di ferro, ma contenenti gli elementi indispensabili a sopperire ai nuovi fabbisogni per “due”.

Terapie mediche-Chi è vittima di gravi conseguenze, come l’avvelenamento da sostanze tossiche o l’occlusione e la perforazione intestinale, magari da pezzi di vetro o chiodi, deve essere trattato d’urgenza, secondo i casi con lavanda gastrica o adeguate operazioni chirurgiche, per essere liberato dagli oggetti inopportuni.

Terapia psicologiche-Di solito, il picacismo in gravidanza, termina con il parto, ma durante i nove mesi va tenuta sotto controllo la “voglia”. La futura mamma, per tutelare la vita che porta in grembo, deve essere seguita, informata e guidata verso una dieta corretta, che integri i nutrienti di cui è carente.

Dunque, il supporto psicologico è opportuno per la donna in gravidanza perché va aiutata a spostare la sua attenzione dall’oggetto/alimento desiderato verso cibi sani e a rendersi consapevole degli eventuali danni per lei e il piccolo conseguenti all’ingestione di prodotti inappropriati.

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