L’ombra della corruzione copre un cantiere? La stazione appaltante dovrà procedere alla «risoluzione del contratto», nell’ambito di una «rivoluzione copernicana» che porterà ad applicare gli stessi strumenti della disciplina antimafia. E un ruolo importante lo avranno le prefetture (già «presidio di legalità») in cui, in base al decreto 90/2014 sulla pubblica amministrazione all’esame del Parlamento, «confluiranno tutte le articolazioni periferiche del governo». Il punto di partenza di un’azione di contrasto ai fenomeni corruttivi è nel protocollo d’intesa firmato ieri, al Viminale, dal titolare Angelino Alfano e da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac); all’indomani delle inchieste giudiziarie sui lavori dell’Expo 2015 a Milano e del Mose a Venezia, vengono poi messe nero su bianco linee guida per orientare l’operato dei prefetti a sostegno dell’organismo guidato dal magistrato e degli enti locali sul fronte dei piani contro gli illeciti e per la trasparenza negli appalti, agevolando «la piena attuazione» della legge Severino (190/2012). Prevenire, dunque, prima che curare le infiltrazioni nei cantieri è la «ratio» dell’iniziativa, racchiusa nell’art. 32 del dl 90: altolà a contratti in presenza di fatti che hanno determinato «ricadute penali, o sono comunque suscettibili di palesare significativi e gravi discostamenti rispetto agli standard di legalità e correttezza» (reati contro la p.a. ma anche truffa aggravata, riciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture, o altri documenti per operazioni inesistenti, distruzione di documenti contabili finalizzata all’evasione fiscale e delitti di false comunicazioni sociali) e interventi efficaci, affinché non «ne risentano i tempi di esecuzione della commessa pubblica». Secondo il ministro dell’interno, la novità sta nell’aver equiparato il trattamento dei corrotti a quello dei mafiosi, con le medesime misure di prevenzione e sequestro dei beni, poiché una gara truccata va considerata «un attentato alle leggi del mercato in grado di alterarne gli equilibri» visto che non è più «regolatore nelle scelte delle migliori offerte» per svolgere l’incarico. Cantone osserva che è necessario il soggetto incriminato non ricavi «vantaggi economici dell’appalto illecitamente assegnato», pertanto il prefetto agirà per far proseguire l’opera pubblica escludendo colui che, attraverso concussione e corruzione, si era procacciato il contratto.