24 Aprile 2024, mercoledì
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Ristorante Camera, ok il prezzo è giusto

I deputati questori della Camera si sono detti soddisfatti per i primi effetti del nuovo contratto del ristorante e della mensa della Camera dei depuatti. Il nuovo sistema è entratto in vigore dal 1° luglio 2014, a seguito di una procedura di gara europea: fatto non scontatto in considerazione del fatto che è la prima volta che l’assegnazione del servizio è avvenuta con una gara d’appalto con un risparmio stimato di 1.350.000 euro, su base annua. Una cifra che testimonia le possibili precedenti creste sulla spesa. Fuori da ogni controllo e tutelate da contratto. In passato, infatti, la Camera contribuiva ai pasti in una quota fissa per ciascun coperto servito, a prescindere dai consumi, e il contributo ha avuto un andamento crescente fino a 30,16 euro a persona per il ristorante dei deputati e fino a 13,87 euro a persona per il self service. Ora, in base alla delibera del Collegio dei Questori del 4 dicembre 2013, il costo è a carico dell’utente, con una partecipazione della Camera variabile in relazione ai consumi. Il contributo medio da parte della Camera nei primi due giorni di applicazione delle nuove regole, per il ristorante dei deputati, è risultato inferiore a 7 euro a pasto (contro i 30,16 euro del passato), con un risparmio di oltre il 76 per cento. Per il ristorante self service, destinato anche a dipendenti e personale in decreto, il contributo medio è risultato inferiore a 5 euro (contro i 13,87 del passato). Nei primi due giorni si sono già realizzate minori spese pari a circa 5.700 euro per il solo ristorante dei deputati e circa 8 mila euro sul self service. I dati relativi alla prima applicazione del contratto, se confermati, consentirebbero di prevedere un’ulteriore riduzione di spesa, su base annua, di circa 400 mila euro. “La scelta di mantenere un contributo da parte della Camera dei deputati, sia pure fortemente ridotto”, spiega l’ufficio stampa della Camera, “ha una ragione precisa: in assenza, la gestione del servizio comporterebbe prezzi non concorrenziali, e quindi la rinuncia da parte degli utenti all’utilizzo della struttura. La cessazione del servizio comporterebbe sia ricadute negative sul piano dell’occupazione per gli addetti (come è avvenuto per il ristorante del Senato ndr), sia tempi più lunghi di pausa nei lavori per accedere ai servizi di ristorazione esterni al palazzo”. Come previsto da un ordine del giorno esaminato durante l’ultimo bilancio interno – su ogni scontrino sono evidenziate la quota a carico dell’utente e quella a carico della Camera.

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