4 Settembre 2025, giovedì
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Israele e Gaza, gli studiosi del genocidio: “In corso atti che rientrano nella definizione legale di genocidio”

La più autorevole associazione internazionale di esperti del settore, l’International Association of Genocide Scholars, approva a larghissima maggioranza una risoluzione che richiama la Convenzione Onu del 1948 e accusa lo Stato ebraico di crimini contro l’umanità. L’appello: fermare immediatamente le violenze e garantire gli aiuti umanitari.

L’International Association of Genocide Scholars (IAGS), la principale organizzazione mondiale che riunisce studiosi e accademici del genocidio nei suoi aspetti storici, giuridici e politici, ha adottato una risoluzione di portata senza precedenti: secondo i suoi membri, “le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione legale di genocidio”.

Il documento, composto da tre pagine, è stato approvato a larghissima maggioranza: l’86% dei circa 500 membri dell’associazione ha votato a favore, come riportano diverse testate britanniche. Un dato che conferisce alla presa di posizione il carattere di consenso quasi unanime all’interno della comunità accademica specializzata nello studio e nella prevenzione dei genocidi.

La dichiarazione richiama espressamente l’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, adottata nel 1948 dopo la tragedia dell’Olocausto. In quella sede si stabiliva che genocidio è “qualsiasi atto commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”, indipendentemente dai mezzi impiegati.

Gli studiosi individuano nella condotta israeliana a Gaza una serie di atti che, a loro giudizio, ricadono pienamente in questa definizione: attacchi deliberati e uccisioni di civili, inclusi i bambini; uso della fame come strumento di guerra; privazione sistematica di beni essenziali come aiuti umanitari, acqua, carburante e forniture vitali per la sopravvivenza della popolazione; episodi di violenza sessuale e riproduttiva; sfollamenti forzati di massa.

La risoluzione non si limita alla denuncia, ma avanza una richiesta precisa: “Israele deve porre immediatamente fine a tutti gli atti che costituiscono genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i palestinesi di Gaza”. Un appello che si colloca in un contesto internazionale già segnato dalle indagini avviate dalla Corte Internazionale di Giustizia e dalla crescente pressione diplomatica esercitata da governi, organizzazioni non governative e istituzioni multilaterali.

L’IAGS non è un’organizzazione politica, ma un’associazione accademica che da decenni rappresenta un punto di riferimento per la ricerca, la documentazione e l’analisi comparata dei genocidi del Novecento e del nostro tempo. Proprio per questo, il peso della sua presa di posizione assume un rilievo particolare nel dibattito globale sulla guerra in corso a Gaza.

La risoluzione, pur non avendo effetti vincolanti sul piano giuridico, introduce un ulteriore elemento di pressione sulla comunità internazionale, chiamata a confrontarsi con la gravità delle accuse mosse da un’autorità scientifica riconosciuta a livello mondiale. La questione, infatti, non riguarda soltanto la qualificazione giuridica dei fatti, ma il rischio che la comunità internazionale, come in altre pagine drammatiche della storia recente, resti spettatrice di fronte a una catastrofe umanitaria di proporzioni crescenti.

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