18 Maggio 2025, domenica
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Romania al bivio: Simion in testa alle presidenziali, avanza l’onda nazionalista

Il leader di estrema destra conquista il primo turno con un margine netto. In vista del ballottaggio del 18 maggio, l’Europa guarda con apprensione alla deriva populista

BUCAREST – Urne chiuse e prime indicazioni chiarissime in Romania: secondo gli exit poll, George Simion, leader del partito nazionalista di estrema destra AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), è nettamente in testa al primo turno delle elezioni presidenziali, con una forbice compresa tra il 30% e il 33% dei voti. Distaccati, ma ancora in corsa per il ballottaggio del 18 maggio, i due candidati filo-europei: il sindaco di Bucarest Nicusor Dan e l’ex presidente del Senato Crin Antonescu, entrambi accreditati tra il 21% e il 23%.

Il voto, monitorato da vicino da Bruxelles e Washington, arriva a un anno da uno degli episodi più controversi della recente storia politica romena: l’annullamento delle precedenti elezioni da parte della Corte Suprema, con l’accusa di gravi irregolarità e presunti influssi esterni, in particolare russi. Il precedente vincitore, l’estremista Calin Georgescu, è stato escluso da questa tornata elettorale, ma la sua eredità politica ha trovato nuova linfa proprio in Simion.

UN PAESE DIVISO, TRA EUROPA E NAZIONALISMO
La Romania, membro dell’Unione Europea e della NATO, si trova a un crocevia storico. Le profonde fratture economiche e sociali – dall’inflazione galoppante alla stagnazione economica, passando per un deficit pubblico fuori controllo – hanno alimentato il malcontento popolare, spingendo ampie fasce dell’elettorato verso l’anti-establishment e il populismo.

In questo clima teso, George Simion ha saputo capitalizzare la sfiducia nelle istituzioni con una campagna muscolare e identitaria, centrata su temi nazionalisti, religiosi e anti-immigrazione. Il suo messaggio ha fatto presa in particolare nelle aree rurali e tra le fasce più colpite dalla crisi economica.

GLI SFIDANTI: DALL’EUROPA ALLA STRATEGIA “ROMANIA FIRST”
A contendere a Simion la presidenza sarà con ogni probabilità uno dei due candidati filo-occidentali, entrambi con una chiara impronta riformista, ma con approcci differenti.

Nicusor Dan, 55 anni, matematico di formazione e già attivista anti-corruzione, ha fondato il partito Unione Salva la Romania (USR) e punta a una “Romania onesta”, trasparente e integrata pienamente nell’Europa dei diritti e della legalità. Ha costruito il proprio consenso soprattutto nei centri urbani e tra i giovani, ma potrebbe faticare a sfondare al di fuori delle grandi città.

Crin Antonescu, 65 anni, figura di lungo corso nella politica romena e sostenuto dalla coalizione di governo, si presenta come baluardo della stabilità istituzionale e della continuità con l’asse Bruxelles-Washington. La sua sfida sarà quella di mobilitare un elettorato moderato e scoraggiato, spesso più propenso all’astensione.

Ma non sono solo loro a muovere le acque del panorama post-comunista. Tra gli outsider spiccano Victor Ponta, ex premier (2012–2015), che ha rilanciato una narrazione sovranista e filo-Trump con lo slogan “Romania First”, e Elena Lasconi, sindaca di Câmpulung, già seconda al primo turno delle presidenziali annullate del 2024. La Lasconi ha cercato di coniugare una visione pro-Europa con un atteggiamento duro verso le élite politiche, definendo la classe dirigente “corrotta e autoreferenziale”.

IL BALLOTTAGGIO DEL 18 MAGGIO: SCONTRO DI VISIONI
Ora la partita si sposta sul terreno del ballottaggio, in programma per il 18 maggio. Sarà un confronto che va ben oltre la politica interna romena: in gioco ci sono l’orientamento strategico del Paese, la sua collocazione nel contesto europeo e il suo ruolo all’interno dell’alleanza atlantica.

Per i partner europei e occidentali, un’eventuale vittoria di Simion rappresenterebbe un punto critico in un’area già segnata dalle incertezze di Ungheria e Slovacchia. La Romania, finora considerata un pilastro leale e affidabile del fronte orientale NATO, potrebbe cambiare rotta. E con essa, gli equilibri dell’intera regione.

In sintesi:

  • George Simion (estrema destra, AUR): 30–33%
  • Nicusor Dan (centrosinistra, USR): 21–23%
  • Crin Antonescu (coalizione di governo): 21–23%
  • Ballottaggio il 18 maggio
  • Al centro della contesa: il futuro democratico e geopolitico della Romania
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