6 Maggio 2024, lunedì
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C’ERA UNA VOLTA…L’umorismo nero dei morti sul lavoro

A cura dell’Avv.Margherita Morelli

Gli operai morti sul cantiere di Esselunga erano tutti immigrati: tre marocchini, un tunisino e un italiano di origini abruzzesi. Già… perché chi viene dal Sud o talvolta dal Centro e non ha un titolo o quantomeno una particolare specializzazione è ancora considerato un immigrato, da impiegare nei mestieri più umili, magari al nero e senza alcuna garanzia giuslavoristica e di rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. Siamo tutti fratelli… d’Italia, ma se vieni dal Sud del mondo resti sempre straniero, anche dopo trent’anni di onorato servizio, e un’ombra che si aggira tra i mattoni di una casa in costruzione o tra i pomodori di un campo assolato. Al massimo poi restiamo vicini di casa da tenere a distanza cautelare se sali da Napoli, Reggio Calabria o Palermo e non hai un pedigree di tutto rispetto.

Quando si muore sul lavoro, come è accaduto a Firenze, non è colpa di un errore umano e non si tratta mai di una fatalità. È colpa di condotte disumane che usano la manovalanza senza rispetto delle regole e senza alcuna empatia. C’era una volta tre marocchini, un tunisino e un italiano… La storia degli operai di Esselunga potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta di tipico umorismo nero, ma è solo la storia di vite sfruttate, emarginate e spezzate, finita in tragedia per condotta dolosa e criminale imputabile alla cupidigia degli uomini e al loro disprezzo per la vita umana.

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