6 Maggio 2024, lunedì
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Russia un mafio stato

A cura di Giovanni De Ficchy

Quando la Russia ,era in ginocchio: la ricchezza era concentrata nelle mani di 22 oligarchi, ovunque c’erano squallore, violenza e corruzione, e la durata media della vita era di 57 anni.

Venticinque anni fa Putin si avvicinò così all’Europa e agli Stati Uniti alla ricerca di un accordo che gli garantisse in Russia la libertà d’azione .

In Occidente, questa metamorfosi del regime politico russo è stata ampiamente trascurata. 

In cambio di questa sfera di influenza, Mosca avrebbe ricompensato l’Occidente con l’equivalente di “tangenti”: accesso a progetti lucrativi nel mercato russo, collocazione di capitali russi nei mercati azionari statunitensi ed europei, e altro ancora.

L’ occidente ha così abbracciato a suo tempo le importazioni di energia russa.

L’accordo iniziale di Putin con l’Occidente (tangenti in cambio di una sfera d’influenza) è effettivamente riuscito, almeno in parte.

La “Democrazia mondiale” ha accettato i soldi e la ricchezza russa (spesso di dubbia provenienza) che ha così inondato i sistemi finanziari europei e americani.

In quel periodo erano molti i problemi che il mondo globalizzato poneva di fronte ai governanti occidentali, molti di non facile soluzione.

In effetti mentre lo Stato mafioso consolidava il controllo sul Cremlino, l’Occidente era in crisi, ancora alle prese con la disastrosa invasione dell’Iraq, con l’ascesa molto veloce della Cina, con la gestione di una recessione economica globale e successivamente con la risposta alle Primavere arabe.

L’attuale Russia non è in realtà, né una democrazia né una dittatura “standard”, l’attuale élite al potere esiste solo per autoperpetuarsi attraverso le generazioni, infrangendo qualsiasi regola e legge si frapponga, come qualsiasi mafia.

Considerando la politica come una battaglia tra bande per la conquista di sfere di influenza, l’élite al potere a Mosca ritiene che tutti gli sconvolgimenti sociali siano il risultato di macchinazioni di gruppi rivali. 

Così i criminali giustificano il loro ruolo parassitario presentandosi come protettori contro altri criminali più pericolosi.

In uno Stato mafioso, questo significa porsi come difensori degli interessi nazionali contro i nemici stranieri. 

In Russia, il gruppo criminale organizzato di Putin è riuscito in questo intento abbracciando una serie di miti e credenze che hanno un’ampia risonanza nel pubblico: il risentimento post-imperialista, la centralizzazione e la personificazione dell’autorità, la sfiducia nei meccanismi democratici in quanto “estranei” e “ingiusti”, l’incongruenza tra la legge e la “verità” e la percezione che l’Occidente rimanga il principale avversario della Russia.

“C’è una possibilità che Putin venga deposto internamente, visto il mancato successo della guerra, ed è quello che auspico. Se invece rimanesse al comando e riuscisse a piegare l’Ucraina, la Russia rischia di diventare uno stato paria con un’economia devastata, come la Corea del Nord di Kim Jong-Un”.

Così si esprime Bill Browder un finanziere americano che ha costruito parte della propria fortuna nella Russia di Putin, prima di essere espulso dal paese quando ha cominciato ad acquistare azioni della Gazprom e di altri colossi energetici. 

Il crollo del regime, invece, richiederebbe la ricostituzione della stessa Federazione Russa, dato che l’élite criminale al potere ha passato gli ultimi 30 anni a prosciugare lo Stato dall’interno.

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