A cura di Giovanni De Ficchy
Domenica 19 Javier Milei, è stato eletto presidente dell’Argentina, con la maggioranza più cospicua da quando la nazione “tanghera” è ritornata ad essere una democrazia.
Senza comprendere la sua impostazione politico economica, subito tutti i media internazionali e nostrani hanno etichettato il politico argentino come un esponente di “estrema destra”.
Fate caso al fatto che non esistono più uomini politici di destra, ma tutti coloro che non sono di sinistra, vengono etichettati quali “ultra” o “estrema”.
Leggendo bene i discorsi e i libri , vi segnalo tra gli altri il libro “libertà,libertà,libertà”, si capisce subito che si tratta di un liberale, tanto distante dalla sinistra, ed altrettanto distante dalla “destra peroniana”.
L’Argentina è reduce da ben nove bancarotte, da quando ha ottenuto l’indipendenza dalla Madre Spagna.
Da quando è una democrazia, il sinonimo di populismo è il peronismo, sia con accento di destra, quanto con accenti di sinistra, entrambi con la capacità di distribuire in maniera clientelare, risorse prese in prestito dalla Banca Mondiale, o dal Fondo Monetario Internazionale.
La visione di Milei è completamente diversa, ho avuto modo di seguire diversi dibattiti, si tratta di un liberale, conservatore, e libertario.
Il paese ha disperato bisogno di eliminare i dazi doganali, di aprire il suo commercio verso patner quali Stati Uniti ed Unione Europea, che possano garantire, elevati volumi di acquisti e pagamenti sicuri.
Milei ha già annunciato, di voler abbandonare la via, dei ” Bric”, e anzi rompere le relazioni diplomatiche con le “autarchie”, cosa che ritengo buona e giusta.
Dollarizzare l’economia è l’unica strada percorribile, con una inflazione al 400%, il debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale, raddoppia ogni tre mesi, passare al dollaro significa avere una inflazione al 7 %.
Significa avere maggior potere d’acquisto sui mercati internazionali.
Non è il momento per riformicchie, in Argentina, Milei deve imbracciare la motosega e tagliare, il grasso burocratico, che intasa la circolazione dell’economia.
Ridurre in modo drastico il numero dei lavoratori dello stato, liberalizzare tutti i settori economici, privatizzare i servizi.
Curare l’istruzione dei giovani, che rappresentano una risorsa preziosa, infatti la popolazione argentina sarà nei prossimi anni la più giovane al mondo.
Purtroppo al momento non studia, ed i programmi scolastici voluti dalla sinistra fanno veramente pena.
Tutto ciò è ben chiaro nella mente del nuovo presidente che , tra l’altro si rifà agli economisti liberali austriaci, che in questo sono una garanzia.