1 Maggio 2024, mercoledì
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IL VERO PERICOLO: L’ANTISEMITISMO

A cura del Prof.Avv. Giuseppe Catapano

A chi sarà rivolto  lo straordinario j’accuse lanciato da un gruppo di accademici e intellettuali israeliani di sinistra, guidato dallo scrittore David Grossman, che ha bollato come “indifferenza morale” la cattiva coscienza del progressismo occidentale: “Siamo disgustati e col cuore a pezzi per la scioccante mancanza di empatia, da parte dalla sinistra intellettuale in ogni Paese, per gli israeliani innocenti che sono stati massacrati o rapiti”. Perché è inutile nascondercelo: in Occidente è stato tutto un fiorire di zone grigie, di distinguo, di subdole puntualizzazioni tra chi si professa antisionista e non antisemita ma non dice che Hamas chiede la morte degli ebrei in quanto tali. Le televisioni europee, e i nostri talk show in primis, sono piene di “opinionisti” che accusano il governo di Tel Aviv delle peggiori nefandezze. Nelle piazze, sui social e su diversi giornali, oltre alle fake news, si diffondono tesi secondo le quali “Israele viola i diritti umani” e “i terroristi hanno le loro ragioni”. Inoltre, si intimano gli “stop all’assedio” e i “basta con l’occupazione”, come se il tema fosse solo la reazione israeliana e non prima di tutto la bestiale violenza di Hamas e il suo proposito di cancellare Israele dalla cartina geografica e annientare gli ebrei in ogni angolo della Terra.

La testimonianza che la sensibilità delle élite continentali su Hamas è ben diversa rispetto a quella mostrata verso Putin e la sua aggressione dell’Ucraina (che peraltro ora deve registrare il definitivo schierarsi con Mosca dell’ungherese Orban e del neo eletto premier slovacco Fico). Diversità ribadita anche dai ruvidi distinguo mostrati verso la presidente della Commissione Ue da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. E anche a livello di governi, l’Europa appare divisa: si va dall’atteggiamento pro Israele senza se e senza ma di Italia, Germania e Inghilterra, a quello più cauto ma pur sempre inequivoco della Francia (compressibile se si considera che il 10% della sua popolazione è musulmana), a quello nettamente pro Palestina della Spagna.

E qui si innesta un’altra questione, delicatissima: l’Europa ha paura di attentati terroristici. Li avevamo quasi rimossi, i morti innocenti al Bataclan, quelli di Charlie Hebdo, dei mercatini di Natale a Berlino e a Strasburgo, sul lungomare di Nizza, nelle metropolitane di Madrid e Londra. Ma ora, con l’esplodere della guerra a Gaza e soprattutto dopo che due cittadini svedesi sono stati uccisi a Bruxelles al grido di “Allah Akbar”, è tornato il timore di nuovi attacchi terroristici di matrice islamista. E Hamas è un’organizzazione, ricca, ramificata, protetta, che dispone di cellule pronte a organizzare attentati in serie, un po’ ovunque. Questo richiederà un salto di qualità nelle capacità di difesa, sicurezza e intelligence. E per farlo con successo dovremo sforzarci, nonostante le divisioni, di realizzarlo a livello comune, non accentuando i sistemi nazionali.

Non dobbiamo ma soprattutto non possiamo fasciarci la testa prima di essercela rotta. Ma prima di tutto dobbiamo prepararci a non farcela rompere. Chi sbaglia analisi, sottovaluta o si fa abbindolare dal pacifismo declamatorio, avrà la coscienza ingombra.

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