A cura dell’Avv. Margherita Morelli
Nessuno tocchi Caino
Francamente, non mi va che per l’ennesima volta, sia criminalizzata una intera città e mi sfilo dal pensiero quasi unico dominante che si evolve in una fiumana di invettive, aggressività verbale e scritta, intolleranza, sfogo dell’ego represso e compresso da frustrazioni e desideri di affrancamento irrealizzati. Nella distruzione dell’altro cerchiamo spesso la nostra autodistruzione come risposta alla pavidità e alla incapacità di sostenere la fatica dell’Ego. Mi fa specie che si cerchi nella pena di morte, nella vendetta che non placa il dolore perché aggiunge violenza a violenza, il mezzo per estirpare le radici del male.
La deriva urbana e suburbana a cui assistiamo da tempo tra stupri, aggressioni, omicidi per futili motivi o senza alcun motivo, è il frutto di una società che e’diventata resiliente al parcheggiatore abusivo ,al diritto che diventa favore ,all’assistenzialismo che schiavizza e al lavoro che precarizza. Non si definisca vigliacco chi in un mondo globalizzato, fugge altrove per non farsi sopraffare da una politica assente e lontana mille miglia dai bisogni sociali e dallo sconforto giovanile che affoga tra alcol e droga. Siamo pregni di piccole illegalità ma le tolleriamo per non farci turbare; siamo affetti da mancanza di empatia e anaffettività perché ci corazziamo di fronte al disagio sociale e alla sofferenza per non farci affossare. Ci siamo attrezzati a voltarci altrove per non vedere il baratro a cui ci avviamo. Noi non abbiamo più sete di emancipazione e di ribellione, perché non siamo più abituati a soffrire e perché costa fatica.
Così si allenta e si dissolve anche il senso etico che frena e inibisce. A pane e immoralità alleviamo il branco che stupra nella periferia degradata e oscura a un passo da casa o nella metropoli tra festini e orgette perché la distanza non cambia la sostanza. A pane condito da mancanza di empatia, immoralità e proiettili alleviamo anche il piccolo guappo che ha fretta di bruciare le tappe per entrare a pieno titolo nella società criminale che lo avvince e convince che la sopraffazione, la violenza e il danaro siano la strada maestra per costruire la propria felicità e il proprio benessere.
E così, il piccolo criminale si incrudisce e diventa un piccolo mostro privo di sentimenti ed emotività e si corazza per difendersi dall’impegno quotidiano del vivere civile e laborioso che costa fatica e sudore. Noi siamo artefici del nostro destino ma anche di quello dei nostri figli e di tutti gli altri.
Nessuno sfugga alle proprie responsabilità e nessuno tocchi Caino se non avrà prima ripreso in mano le redini del proprio Ego, accettando la fatica di vivere, giorno per giorno, nel rispetto delle regole e della legalità che garantiscono la convivenza civile che genera sofferenza e spesso anche dolore ma ci libera dalla disumanità che violenta e uccide.