20 Aprile 2024, sabato
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Inflazione e mercati

 A cura di Eleonora Miranda 

Per la prima volta dal febbraio 2020, il covid non è più il rischio principale percepito dai mercati. A dirlo è il report di Bofa, Global Fund Manager Survey, che illustra il risultato del sondaggio condotto a livello globale e regionale, tra 226 gestori di fondi sul sentiment di mercato. Per gli asset manager ora la fonte principale di rischio che può causare una forte frenata alla corsa dei mercati è l’inflazione (per il 37% degli intervistati), seguito a stretto giro dalla possibilità di assistere a un nuovo taper tantrum (35%).L’aumento dei tassi da parte della Fed è atteso non prima del febbraio 2021. Tuttavia il sell-off sul Treasury americano ha portato i tassi sul decennale a orbitare intorno al 1,5%. Un’ulteriore crescita dei tassi potrebbe creare tensioni sui mercati. Per gli intervistati un tasso del decennale al 2% potrebbe causare una correzione delle borse nell’ordine dei dieci punti percentuali o più, mentre se arrivasse al 2,5% le obbligazioni diventerebbero più attraenti delle azioni.

Al netto di questi rischi, il sentiment rimane estremamente positivo. Per il 91% degli intervistati l’economia è in forte espansione e continuerà ad esserlo sulla scia di campagne vaccinali che per il momento si stanno rivelando efficaci. Per questo molti si sono convinti della rapidità del recupero: per il 41% la ripresa infatti sarà a V. Un livello decisamente elevato, se confrontato con il 10% dello scorso maggio. Alla luce di questo ottimismo sempre più cio, il 53%, vorrebbero che i ceo aumentassero gli investimenti, piuttosto che migliorare i bilanci (30%).

Il BofA Bull & Bear indicator, che sulla base di diversi parametri segnala il sentiment del mercato, questo mese si è attestato a 7,2, un livello che segnala un grande ottimismo, e comunque sotto 8, soglia di attenzione che identifica un mercato troppo rialzista (lo scorso mese tale indicatore era a 7,7). Solo il 15% pensa che il mercato sia in bolla, mentre il 55% è convinto il mercato nella fase finale del ciclo rialzista, contro il 25% che crede che invece si è ancora in una fase iniziale.

A livello di asset allocation, la liquidità ottimale dovrebbe rimanere a una quota marginale di portafoglio: non più del 4%. Le allocazioni su materie prime hanno invece raggiunto massimi storici, mentre le azioni continuano ad essere da preferire rispetto alle obbligazioni, la cui esposizione è da sottopesare. Al momento le operazioni si concentrano sull’acquistare azioni tech, azioni a vocazione esg e bitcoin. Tuttavia, una sovraesposizione alla componente tech così bassa non si vedeva dal 2009. Al contrario, le esposizioni su banche e energia sono rispettivamente al loro livello più alto dal marzo e dal novembre 2018.

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