23 Aprile 2024, martedì
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Donne, se amate la libertà, scegliete Sparta.

Non c’è dubbio che gran parte del nostro interesse per la storia antica sia stato catturato da una delle contrapposizioni più celebri in cui  ci siamo imbattuti,  rappresentata dal dualismo tra Sparta e Atene. Due modelli culturali antitetici e contrapposti che hanno rappresentato la matrice, nel corso dei secoli, di ideologie anch’esse antitetiche, profondamente diverse nel modo di concepire la società, i rapporti tra stato e cittadini, i  concetti di libertà individuale e collettiva.

Atene, emblema della democrazia e della libertà,  da sempre la fonte più autorevole a cui si sono ispirate un po’ tutte le moderne dottrine liberali e Sparta  modello di autoritarismo  che non ha mancato di conquistare,  nel corso dei secoli, le attenzioni e gli apprezzamenti dei fautori delle dottrine più autoritarie.

Popoli che pur avendo combattuto a fianco i nemici comuni che la storia gli aveva presentato, tipo i persiani e pur condividendo la stessa lingua e le stesse divinità avevano, poi,  preso direzioni opposte nel modo d’intendere l’organizzazione del potere statale ,il ruolo e le possibilità del singolo cittadino e il rapporto tra libertà collettiva e individuale.

Eppure non sempre Atene nei costumi e nel modo d’intendere alcuni ruoli sociali si è sempre dimostrata più evoluta dell’autoritaria Sparta. E’quello che si evince con estrema chiarezza nell’ultimo libro di Eva Cantarella, notissima storica della società antica, intitolato “Sparta e Atene”da qualche giorno in libreria,edito Einaudi.

Sparta e Atene: mai dare per scontata la storia.

Mancano pochissimi giorni alla festa della donna, il momento quindi è quello giusto, per giustificare proprio sul ruolo femminile nella società spartana ed ateniese il perché non è mai opportuno dare per scontatata la storia.

La nutritissima storiografia a supporto del testo di “Atene e Sparta” è un chiaro invito a sfatare la credenza secondo la quale Atene in quanto istituzionalmente più evoluta, almeno nel senso della democricità del suo sistema politico , abbia espresso puntualmente lo stesso grado di evoluzione anche nelle dinamica dei rapporti di genere tra il sesso maschile e quello femminile. In realta non è così e a questa conclusione si arriva abbastanza agevolmente comparando il ruolo della donna nella societa ateniese rispetto  a quello occupato dal gentil sesso nella società spartana.

Mentre ad Atene, infatti la donna era asfissiata nella rigida autorità prima paterna e successivamente maritale, con la possibilità di vedersi ripudiata dal marito  senza che ci fosse alcun motivo e vivendo circoscritta nei limiti angusti dell’ambiente familiare, senza poter vantare alcun diritto politico, la situazione a Sparta era ben diversa.

Nell’autoritarismo spartano le donne erano senz’altro più libere nell’ambito di una società che valorizzava la donna ponendola sullo stesso piano dell’uomo. Nessuna reclusione domestica e piena libertà di partecipare ai banchetti con i mariti o di uscire tranquillamente per la polis. La donna spartana, al pari degli uomini, era avviata senza alcuna descriminazione sessuale alle attività sportive fin dalla più tenera età svolte  spesso e volentieri in promiscuità con gli uomini. La considerazione spartana della donna in pratica assumeva contorni più moderni rispetto a quella ateniese nella misura in cui, a differenza di Atene, i rapporti di genere si basavano non su una presunta inferiore dignità femminile ma soltanto ed esclusivamente su una diversità di ruoli da ricoprire funzionalmente all’interno dell’organizzazione della società.

Il che sembrerebbe una conclusione paradossale soprattutto se letta alla luce di quell’elevatissimo grado di evoluzione istituzionale che da sempre ha caratterizzato il ruolo di Atene nella storia.

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