26 Aprile 2024, venerdì
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Regno Unito: cambiano radicalmente i criteri dell’immigrazione

a cura di Ronald Abbamonte

All’indomani della definitiva entrata in vigore della Brexit, nei primi  provvedimenti del governo di Boris Johnson,  appaiono fin troppo evidenti le linee programmatiche che s’intendono seguire anche per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. Se non si può  parlare di una vera e propria stretta appare comunque evidente un atteggiamento più restrittivo verso la cosiddetta immigrazione non qualificata in particolare quella relativa ai cosiddetti esential. Nome con quale s’identifica  quella categoria di lavoratori priva di particolari competenze specifiche e retribuita nella misura minima consentita pur svolgendo lavori di altissimo rischio. Il tenore dei provvedimenti post-Brexit si muovono chiaramente verso l’obiettivo di garantire al Regno Unito una forma d’immigrazione più qualificata, un risultato che s’intende raggiungere attraverso il nuovo sistema di migrazione detta “a punti”. Tale sistema, entrato in vigore dal primo gennaio 2021,  prevede un meccanismo a punti in base alle competenze possedute, ognuno delle quali in grado di assegnare  un punteggio preciso. Solo con il raggiungimento di una determinata quota di  punti finale permette che la domanda d’immigrazione venga accolta.

Il provvedimento di Boris Johnson

Il nuovo provvedimento del governo Johnson colpisce i diritti acquisiti da tutte quelle persone che non avendo ancora maturato la permanenza di cinque anni nel  Regno Unito, necessaria all’ottenimento del “settled status”, il permesso di soggiorno definitivo,  abbia lasciato l’isola. Quindi la perdita di diritti riguarderebbe tutti coloro in possesso del cosiddetto “pre-settles status, una sorta di permesso provvisorio che conferisce il diritto di restare nel Regno Unito per i cinque anni necessari ad ottenere il permesso definitivo.

Il provvedimento che elimina qualsiasi tipo di diritto e che colpisce un gran numero di italiani non considera come eccezione a quanto prescrive la pandemia in corso. Così i molti connazionali che hanno fatto rientro pensando di poter attendere in italia il momento della ripresa economica per poi tornare nel Regno Unito hanno perso qualsiasi diritto a farlo. Stessa sorte è toccata a chi lavorava in Smart working e che riteneva di poter continuare a lavorare dal  paese d’origine.

Appare evidente che la vera ratio del provvedimento sia quello di azzerare, fin da subito, il pregresso sistema in base al quale si regolamentava l’immigrazione e di applicare in maniera quanto mai immediata il nuovo sistema a punti. Il vero peccato in tutto questo è che procedendo con questa logica si finiscono per eliminare diritti e creare disagi a ben 350mila persone che in pre-settled risultano aver abbandonato l’isola in questo frangente.

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