25 Aprile 2024, giovedì
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Klimt e la forza simbolica

A cura del direttore prof. Luca Filipponi 


I tanti particolari che cogliamo in un quadro (e nella vita) si sfumano uno nell’altro creando un’atmosfera, una visione d’insieme che fa perdere di vista il dettaglio. L’atmosfera di Gustav Klimt è unica e personale, immediatamente riconoscibile e fortemente simbolica. È Vienna tra la fine dell’Ottocento e l’inizio Novecento, la musica, la poesia e il modernismo. È l’oro, la decorazione e l’eleganza.

Il Bacio di Klimt è l’opera che anche chi non ama l’arte conosce. Una di quelle immagini così note che diventa portachiavi o puzzle, più che un incredibile capolavoro del Belvedere di Vienna (1907).

Un fondo dorato, delicatamente spruzzato, un angolo di prato fiorito, come un tappeto a tinte pastello, un uomo e una donna, un bacio. Come quasi sempre accade nei dipinti di Klimt, l’uomo non mostra il volto, se ne intravvede appena il profilo. Quello che si percepisce è la tenerezza rassicurante del suo abbraccio appassionato. Lei è inginocchiata, totalmente abbandonata in un’atmosfera di dolcezza. Ciò che rende il quadro straordinario, unico tra milioni di baci, è la decorazione. L’oro, simbolo di eternità e di ciò che è prezioso, domina incontrastato e rafforza il significato del dipinto di Klimt. Tuttavia il nostro sguardo va altrove, è catturato dagli abiti dell’uomo, ornato da elementi geometrici verticali, bianchi, neri e grigi, e della donna, vestita di forme morbide, circolari e colori vivaci. Entrambi sono protetti e isolati da un manto luminoso, una campana, un grembo. La pittura è quasi bidimensionale.

In realtà, l’opera di Klimt non è per nulla romantica e sentimentale. Schiele lo definisce “…un artista di incredibile perfezione e un essere umano di rara profondità”. Le sue opere esprimono la fine dello splendore dell’Impero asburgico che si avvia alla decadenza della Prima Guerra mondiale. Sono gli anni della psicoanalisi di Freud, delle sinfonie di Mahler, delle intuizioni di Einstein e dell’uomo senza qualità di Musil. Klimt affida alle donne il ruolo di raccontare la sua epoca. Figure sensuali e malinconiche, tenere e perverse, ma sempre infinitamente eleganti, in un perpetuo fluire tra potere erotico e distruttivo.

Diversamente dai disegni, dove l’artista, con linea sinuosa e leggera, interpreta la femminilità più intima, languida e sensuale, nei dipinti c’è un malessere di fondo che si cela. È il rapporto con la caducità del tempo, con la complessità della vita e le avversità del destino.

È nell’arte che la vita trova consolazione. Così nel 1897 Klimt riunisce intorno a sé un gruppo di artisti (in tutto 21) e fonda la Secessione. Chi è stato a Vienna, con grande probabilità ha visitato il palazzo simbolo del movimento, progettato da Joseph Maria Olbrich. Un tempio dell’arte, semplice nella forma quadrata e splendido nella cupola decorata con foglie di alloro dorate.  Sul fronte, a grandi lettere, l’iscrizione “A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà”. Un motto che vale per ogni tempo e al quale non c’è nulla da aggiungere ancora oggi. L’arte deve esprimere il mondo che la crea e non dovrebbe mai avere imposizioni né obblighi.Il Palazzo della Secessione oggi si trova ad un incrocio di strade, un po’ smarrito nel contesto della città. Tuttavia, entrando, ci si immerge immediatamente nell’atmosfera (appunto) che l’ha creato. Qui, per la quattordicesima mostra secessionista ispirata a Beethoven, Klimt ha realizzato un fregio dedicato al compositore tedesco (1902), una narrazione che si sviluppa lungo tutta la sala (per 24 metri). Un’opera enigmatica e visionaria che racconta le aspirazioni e le paure dell’uomo: l’anelito alla felicità e le difficoltà che deve affrontare. Un Cavaliere, in armatura dorata (forse il ritratto di Gustav Mahler), combatte per difendere e salvare l’umanità. Nell’ultima parete, figure sinuose ed eteree che rappresentano la ricerca della felicità raggiungono la poesia che suona la cetra. La vita trova conforto nella pittura, nella poesia e nella musica. Qui raggiunge pace e felicità. Il Cavaliere, spogliato così della sua armatura, conclude il fregio. Abbraccia disarmato la donna in un trionfo d’oro e decorazioni simboliche. È l’abbraccio dell’arte al mondo intero, un omaggio all’Inno alla Gioia di Schiller, musicato nella Nona Sinfonia di Beethoven. L’opera d’arte totale, fusione di tutte le arti, ideale supremo di Klimt.

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