27 Aprile 2024, sabato
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«Con l’intelligenza artificiale mezzo milioni di posti di lavoro in più»

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E’ giunto il momento di smentire un falso mito: non è vero che l’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro. Succederà per un po’ di tempo, ma poi grazie all’Ai saranno creati più posti di lavoro di quanti saranno perduti. Il 2020 è l’anno cruciale: l’Ai permetterà di creare 2,3 milioni di nuovi posti contro 1,8 milioni perduti a livello globale, con un saldo positivo di 500 mila posti, prevede uno studio della società di ricerca Gartner.

Il numero di posti colpito dall’intelligenza artificiale varia in base al settore. Fino al 2019 l’assistenza sanitaria, il settore pubblico e l’istruzione vedranno una domanda di lavoro in continua crescita, mentre la produzione manifatturiera sarà l’area colpita più duramente. A partire dal 2020 la creazione di occupazione legata all’intelligenza artificiale entrerà in territorio positivo, e nel 2025 si conteranno 2 milioni di posti in più.

«In passato molte innovazioni significative sono state associate con un periodo di transizione in cui si è verificata una perdita di lavoro, seguito da una ripresa e dalla trasformazione del business. L’intelligenza artificiale seguirà lo stesso percorso», spiega la ricercatrice Svetlana Sicular, vice presidente per la ricerca di Gartner, a Digitimes. L’intelligenza artificiale migliorerà la produttività di molti mestieri, eliminando milioni di posizioni di basso e medio livello, ma creando anche nuove posizioni con alte qualificazioni, a livello di management, ma anche poco qualificate a livello base.

«Sfortunatamente molte previsioni catastrofiche sulla perdita di posti di lavoro confondono l’Ai con l’automazione, oscurando i ben maggiori benefici dell’intelligenza artificiale, «l’Ai aumentata», che è una combinazione dell’intelligenza umana con quella artificiale, dove ciascuna è complementare dell’altra», sostiene la ricercatrice.

a cura di Maria Parente

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