8 Maggio 2024, mercoledì
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Immigrati, 9 fermi: un barcone può rendere 1 milione di euro

Scoperta dalla polizia un’organizzazione di trafficanti di esseri umani responsabile, tra l’altro, del viaggio finito il 3 ottobre dell’anno scorso con il tragico naufragio davanti a Lampedusa dove morirono 366 profughi, in maggioranza eritrei. Personale del Servizio centrale operativo e delle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento ha eseguito con l’operazione chiamata “Glauco” dagli investigatori 9 decreti di fermo emessi dalla Dda di Palermo. Gli indagati sono stati rintracciati nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino, dove sono state anche notificane 5 informazioni di garanzia. Associazione per delinquere, e favoreggiamento dell’immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del gruppo criminale sono i reati contestati a vario titolo. Le indagini, avviate dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie, caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni, di quello e di numerosi altri terribili viaggi compiuti da centinaia di immigrati, spinti e sfruttati durante le loro peregrinazioni, dai componenti di un pericoloso network internazionale, composto da eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch’essi destinatari del provvedimento restrittivo. Anche attraverso mirate attivita’ tecniche, gli investigatori hanno verificato come l’attivita’ di reclutamento e trasporto in Italia di masse di persone potesse contare di una sponda in varie citta’ italiane, dov’erano attive  “cellule” di eritrei, capaci di favorire la permanenza nel nostro paese degli extracomunitari e in vista del proseguimento del loro viaggio verso altri stati del Nord Europa ma anche del Nord America.

Il provvedimento di fermo e’ stato disposto dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Maurizio Scalia, e dai sostituti Geri Ferrara e Claudio Camilleri. Individuati anche i due capi dell’organizzazione, un sudanese ed un libico, accusati di avere gestiscono il giro di affari legato all’immigrazione illegale, organizzando i viaggi: il primo dal Sudan alla Libia e il secondo – in stretto contatto telefonico col primo dalle coste nordafricane verso quelle italiane, con la traversata del Canale di Sicilia. Due dei nove indagati sono sfuggiti al fermo, perche’ si trovano nei loro Paesi d’origine.

Un barcone carico d’immigrati può fruttare all’organizzazione del viaggio circa un milione di euro.

E’ quanto emerge dall’indagine. Per i magistrati il gruppo criminale si propone non solo di offrire un servizio ma diviene anche “dispensatore di speranze, perché si è autorefenziato come lo strumento principale, indispensabile, per realizzare un sogno: quello di raggiungere un Paese che, agli occhi del migrante, rappresenta un investimento di vita per il futuro”. Una sorta di “tour operator” dei viaggi della speranza. In una delle 30mila conversazioni telefoniche intercettate dai magistrati, parlando del naufragio del 3 ottobre a Lampedusa, un trafficante libico dice al suo interlocutore, “Inshallah! Cosi’ ha voluto Allah”

“E’ stata tutta colpa loro, ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere”, ha accusato uno dei profughi superstiti del barcone in cui sono state ritrovate 30 vittime. Abbiamo chiesto di tornare indietro perché eravamo troppi e rischiavamo ma non c’e’ stato nulla da fare, ci hanno detto ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia”, ha riferito un altro dei 566 superstiti. In corso altre attività d’indagine. Circa 350 persone ospitate nei centri del Ragusano verranno trasferite a bordo di voli charter in partenza dall’aeroporto di Comiso, in modo da fare spazio per i 566 stranieri che sbarcheranno questa sera a Pozzallo. La Polizia Scientifica e l’Ufficio Immigrazione hanno gia’ identificato 300 persone e stanno continuando l’attivita’ di identificazione mediante il rilevamento delle impronte digitali, operazioni necessarie prima di procedere al trasferimento.

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