29 Marzo 2024, venerdì
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Rifiuti radioattivi, 90mila metri cubi che ci dovremo riprendere: dove finiranno

I 90mila metri cubi di rifiuti nucleari radioattivi prodotti in Italia ce li dovremo riprendere. La spazzatura nucleare italiana accumulata dal 1987 ad oggi si trova in Francia, Gran Bretagna e Svezia, ma tornerà nel Bel Paese sotto forma di blocchi vetrificati. Blocchi radioattivi che, al momento, non sappiamo ancora dove smaltire.
L’Ispra è a caccia di un luogo dove depositare i rifiuti radioattivi ed entro dicembre dovrà rendere noti i criteri tecnici che dovranno essere seguiti dalla Sogin, società pubblica che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari, nella realizzazione del deposito nucleare nazionale. E proprio la Sogin entro agosto dovrà fornire una lista delle aree idonee dove costruire questo deposito.
Stefano Agnoli sul Corriere della Sera spiega che non sarà facile trovare un luogo:
“Dieci anni dopo Scanzano, un luogo deputato a ospitare il deposito nazionale (e il parco tecnologico) ancora non esiste. A differenza di allora, però, non si tratterà di scavare il sottosuolo, ma di costruire una struttura di superficie che possa comunque resistere per duecento anni e che dovrà ospitare le scorie a bassa e media attività (in modo permanente), e per qualche decennio quelle ad alta attività, in attesa di trasferirle a un deposito europeo di profondità di cui, peraltro, ad oggi non c’è traccia”.

Anche il costo di questa operazione non sarà indolore per le finanze italiane:
“La Sogin (che con Zollino e Casale si è impegnata alla «massima trasparenza») fino a tutto il 2012 ha speso 2,1 miliardi di euro. Per arrivare al «prato verde» conta di aver bisogno di altri 3,8 miliardi. In questo conteggio non sono compresi deposito e parco tecnologico, altri 700 milioni-1 miliardo. La Sogin costa agli italiani (in bolletta) circa 220-230 milioni l’anno. Ma la scommessa è alta: nei prossimi anni il mercato mondiale del «decommissioning» potrebbe creare un giro d’affari di 600 miliardi. Prendendone solo l’1% il conto sarebbe già in pareggio”.

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