30 Aprile 2024, martedì
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Malavasi (Cna): dal 2008 nelle imprese artigiane persi 220 mila posti

“Il numero delle imprese artigiane è tornato indietro di dieci anni: oggi sono poco più di un milione e 400 mila. Il saldo tra le chiusure e le aperture rispetto al 2008 registra un calo di 83 mila unità che corrispondono a circa 220 mila posti di lavoro persi. Come se nel panorama produttivo nazionale fossero scomparse insieme l’Eni, la Fiat e le Ferrovie dello Stato. Ma al nostro grido di allarme nessuno ha risposto”. Lo ha detto il presidente del Cna, Ivan Malavasi, nel discorso di apertura dell’assemblea annuale dell’associazione a Roma.
Per le imprese il peso delle imposte è “insostenibile”. Per il presidente della Cna, “è insostenibile il peso delle imposte che gravano sulle imprese indipendentemente dai risultati dell’attività economica. Non possiamo continuare a pagare tasse su redditi che non abbiamo conseguito. Penso in particolare”, ha detto Malavasi, “agli acconti Ires al 102,5%, dei veri e propri finanziamenti alla Stato che sottraggono preziosa liquidità alle imprese. E che dire dell’Irap e dell’Imu sui capannoni”, ha aggiunto, “due imposte incomprensibili perché calcolate sui posti di lavoro e sui luoghi in cui essi vengono creati. Come se creare lavoro e occupazione non fosse uno dei beni più importanti di un paese ma un pegno da pagare”. Per Malavasi “anche adempiere al pagamento delle imposte diventa sempre più complicato ed espone le imprese a un elevato rischio di errore e di sanzioni. La Banca mondiale stima che per pagare le tasse e adempiere agli obblighi connessi occorrano 269 ore l’anno, più che in ogni altro paese industrializzato”. “E che dire della confusione che regna sull’imposizione comunale sugli immobili”, ha proseguito, “confusione peraltro ancora non risolta. Si è passati dalle Tares alla Iuc, attraverso Trise e Tuc, con al loro interno Tasi e Tari. Le imprese non sono interessate al nome dei tributi ma piuttosto all’ammontare dei tributi. Un ammontare che, a conti fatti, aumenta sempre”.
“La politica non ha saputo rispondere. Il tempo è scaduto”. “Il tempo è ormai scaduto”, ha continuato Malavasi. “Ai cambiamenti realizzati dalle imprese, lo stato e la politica non hanno saputo rispondere in modo adeguato con una legge elettorale in grado di restituire agli elettori la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati e consentire governi stabili. La politica non ha saputo neanche ridisegnare l’architettura istituzionale del paese per ridurre i troppi livelli di governo superando l’attuale bicameralismo, riducendo i costi della politica e il numero dei parlamentari. Solo così potrà essere ricostruito il rapporto fra cittadini e stato restituendo credibilità alle istituzioni”.
L’occasione dei fondi europei. “Il paese ha davanti un’importante occasione che può costituire un grande volano di crescita soprattutto per il nostro Mezzogiorno: nei prossimi 7 anni fino al 2020 fra fondi comunitari e forme di cofinanziamento nazionale, l’Italia potrà disporre di oltre 110 miliardi di euro che noi vorremmo fossero destinati a pochi obiettivi veramente strategici”, ha detto Malavasi. “Un uso strategico efficiente ed efficace dei fondi può consentire al paese di ritrovarsi nel 2020 con un minore divario territoriale, un sistema produttivo più competitivo, innovativo e internazionalizzato e una migliore dotazione di infrastrutture”, ha aggiungo Malavasi.
Letta: lo stop della caduta del pil si trasformi in crescita vera. “Acceleriamo il nuovo inizio, ripartiamo con determinazione perché soprattutto voi avete bisogno di avere gli strumenti giusti affinché lo stop alla caduta del pil si trasformi in crescita vera.

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