ROMA – “Se la libertà è diventata una parola radicale, allora noi saremo radicali. Perché la libertà non si arresta, non si spegne, non si negozia”. È un Alessandro Zan determinato e combattivo quello che ha preso la parola alla manifestazione di Roma promossa da “La strada dei diritti” in occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. Di fronte a una piazza gremita, l’europarlamentare e responsabile Diritti nella segreteria del Partito Democratico ha lanciato un duro atto d’accusa contro l’attuale maggioranza di governo, denunciando l’arretramento sul fronte dei diritti civili.
Zan ha aperto il suo intervento richiamando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nella stessa giornata ha sottolineato la centralità dell’articolo 3 della Costituzione, pilastro del principio di eguaglianza. “Quell’articolo – ha detto Zan – deve essere la nostra bussola. Dice che tutti i cittadini hanno pari dignità e diritti. Ma non è così, non ancora. Ed è per questo che oggi siamo qui: per rivendicare che siamo dalla parte giusta della storia”.
Il parlamentare dem non risparmia accuse al centrodestra, colpevole – secondo lui – di tradire lo spirito della Costituzione: “Giurano ipocritamente sulla Carta e poi, una volta al governo, la calpestano. La destra vuole dividerci, lasciarci soli di fronte alle discriminazioni sul lavoro, agli abbandoni familiari dopo un coming out, alle aggressioni per strada. Vuole una società dove chi non rientra nei loro schemi viene isolato e punito”.
Zan punta il dito anche contro la presidente del Consiglio: “Giorgia Meloni si fa i selfie con Viktor Orbán non solo per simpatia personale, ma perché c’è una visione condivisa. Un progetto politico che prende di mira la libertà d’espressione, l’indipendenza della magistratura, la stampa libera e ora anche i Pride”.
Proprio per questo, il 28 giugno, l’europarlamentare sarà a Budapest, dove il governo ungherese ha vietato il Pride: “Non possiamo tollerare che nell’Unione Europea si reprimano le manifestazioni dell’orgoglio LGBTQ+. Il disegno autoritario che vediamo a Budapest rischia di diventare anche il nostro futuro. Dopo il decreto Sicurezza che limita il diritto a manifestare, cosa ci attende in Italia? Il bavaglio ai Pride? Dobbiamo fermare questa deriva”.
Zan conclude con un messaggio di mobilitazione collettiva: “Questa piazza è un abbraccio di lotta. La nostra comunità è la nostra forza. Non ci faremo mettere all’angolo. Vogliamo un’Italia che sia all’altezza della sua Costituzione. Un’Italia in cui l’amore non sia un bersaglio e la libertà non sia una concessione”.
Una presa di posizione netta che suona come un avviso ai naviganti: sui diritti civili, la battaglia resta aperta.