17 Luglio 2025, giovedì
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Migranti, la Camera approva il decreto Albania: centri di trattenimento anche per chi è già in Italia

Con 126 voti favorevoli, l’Aula dà il via libera alla norma che trasforma gli hotspot in Albania in veri e propri CPR. Ora il provvedimento passa al Senato.

ROMA – Con 126 voti favorevoli, 80 contrari e un astenuto, la Camera dei Deputati ha approvato il discusso decreto Albania, che ridefinisce il quadro operativo dell’accordo tra Italia e Tirana sulla gestione dei flussi migratori. Il provvedimento, già al centro di accese polemiche politiche e giuridiche, amplia il campo d’applicazione dei centri di trattenimento allestiti in territorio albanese.

Il testo, licenziato in prima lettura, trasforma le strutture previste in Albania da semplici hotspot in veri e propri CPR – Centri di permanenza per i rimpatri – prevedendo che vi possano essere trasferiti non solo i migranti soccorsi in acque internazionali, come inizialmente previsto, ma anche stranieri già presenti sul territorio italiano, qualora destinatari di provvedimenti di trattenimento.

Un cambio di paradigma nella gestione dei flussi

Il decreto, nato sulla scorta dell’accordo firmato lo scorso novembre tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, segna un cambio significativo nella strategia italiana di controllo e rimpatrio degli immigrati irregolari. Se inizialmente il protocollo prevedeva l’utilizzo dei centri albanesi solo per i richiedenti asilo intercettati in mare, la nuova norma amplia in modo sensibile le categorie interessate.

In particolare, anche cittadini extracomunitari presenti in Italia, soggetti a trattenimento per motivi amministrativi o giudiziari, potranno essere trasferiti nei centri in Albania, previa autorizzazione del giudice.

Le reazioni politiche: maggioranza compatta, opposizioni contrarie

La votazione ha visto una maggioranza compatta nel sostegno al provvedimento, mentre le opposizioni – dal Partito Democratico al Movimento 5 Stelle – hanno votato contro, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale della misura, sul rispetto dei diritti fondamentali e sulla sostenibilità logistica e diplomatica dell’intesa.

«È un provvedimento che esternalizza i diritti, non solo i confini», ha commentato Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. Mentre dal fronte governativo si parla di un passo necessario per «dare concretezza alla lotta all’immigrazione irregolare e alleggerire la pressione sul nostro sistema di accoglienza».

Prossima tappa: il Senato

L’iter legislativo non si conclude qui. Il decreto passa ora all’esame del Senato, dove si prevede una nuova tornata di confronti serrati, soprattutto alla luce delle criticità sollevate da giuristi, associazioni umanitarie e organismi internazionali. Tra i nodi ancora aperti: la compatibilità con il diritto europeo e la gestione concreta dei rimpatri, una volta concluso il trattenimento in Albania.

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