ROMA – A pochi mesi dalle dichiarazioni di intenti sull’abolizione delle accise “inutili”, la realtà dei distributori racconta tutt’altro. Entra infatti in vigore l’atteso — e temuto — riallineamento delle accise sui carburanti, previsto dalla recente riforma fiscale. Il risultato? Gasolio più caro, benzina lievemente scontata, ma nel complesso i prezzi alla pompa continuano a salire, alimentando la frustrazione degli automobilisti.
Il provvedimento, reso operativo da un decreto congiunto dei ministeri dell’Ambiente e dell’Economia e pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha modificato il quadro fiscale dei carburanti: l’accisa sulla benzina “verde” scende di 1,5 centesimi al litro, passando da 728,40 a 713,40 euro ogni mille litri, mentre quella sul gasolio sale di pari misura, da 617,40 a 632,40 euro per mille litri.
Riforma a saldo zero, ma i prezzi salgono
Formalmente, si tratta di un’operazione “neutrale” per le casse dello Stato: un ritocco a somma zero che mira a razionalizzare il sistema. Ma nei fatti, l’intervento smentisce clamorosamente le promesse pre-elettorali di una riforma strutturale delle accise, più volte sbandierata come un taglio netto alle imposte che gravano sul pieno degli italiani.
Nel frattempo, i consumatori si ritrovano con il gasolio che rincara e la benzina che resta sopra soglia, in barba alla logica fiscale. Secondo l’ultima rilevazione della Staffetta Quotidiana, aggiornata mercoledì 14 maggio, i prezzi medi al self-service continuano a salire:
- Benzina: 1,702 euro al litro (+0,005 euro);
- Rete compagnie: 1,709 €/l
- Pompe bianche: 1,688 €/l
- Diesel: 1,586 euro al litro (+0,003 euro);
- Rete compagnie: 1,593 €/l
- Pompe bianche: 1,573 €/l
Benzina oltre 1,70 €/l, nonostante il taglio
Dopo appena otto giorni, la benzina torna dunque sopra la soglia psicologica di 1,70 euro al litro nel self-service. Un paradosso, se si considera il taglio formale dell’accisa. Secondo gli analisti, il motivo è duplice: da un lato l’effetto dell’allineamento non si è ancora scaricato sui prezzi, dall’altro le dinamiche internazionali del mercato petrolifero continuano a spingere verso l’alto le quotazioni.
Il diesel, penalizzato dall’aumento dell’accisa, rincara invece per la seconda settimana consecutiva, nonostante la fine dell’inverno e la riduzione dei consumi legati al riscaldamento.
Promesse smentite, proteste in vista?
Nel pieno della campagna elettorale del 2022, l’attuale esecutivo aveva assicurato un taglio delle accise che gravano sul prezzo dei carburanti, definendole “una tassa ingiusta”. Oggi, quella promessa sembra evaporata nel caldo di maggio. E intanto, le famiglie e i lavoratori pendolari si trovano a dover fare i conti con una nuova impennata dei costi di mobilità.
Associazioni dei consumatori e sindacati già parlano di “nuova stangata”, e avvertono: “Se i prezzi continueranno a salire, torneremo in piazza”.
In sintesi: la riforma fiscale cambia le accise, ma non alleggerisce davvero i portafogli. Mentre il gasolio rincara e la benzina resta alta, l’Italia dei distributori conferma una certezza: le promesse costano poco, ma fare il pieno sempre di più.