25 Giugno 2025, mercoledì
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Appendino accusa: “Complicità attiva dell’Italia nel genocidio a Gaza”

La vicepresidente del M5S denuncia con parole durissime il sostegno del governo Meloni a Israele. “Oltre 50 mila vittime, in maggioranza donne e bambini. L’Italia non può restare dalla parte sbagliata della storia”

Una denuncia severa, dalle parole nette, che scuote il panorama politico italiano. Chiara Appendino, ha lanciato un attacco frontale al governo guidato da Giorgia Meloni, accusandolo di essere “complice attivo” del genocidio in corso nella Striscia di Gaza.

«In Palestina si sta consumando un massacro», afferma Appendino in una nota che non lascia spazio a interpretazioni. «Oltre 50 mila morti, la maggior parte donne e bambini. Un popolo intero sotto assedio, privato di acqua, cure mediche e di qualsiasi prospettiva di futuro. Questo non è un semplice conflitto, è un genocidio».

La parlamentare pentastellata punta il dito contro Israele e in particolare contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, «un criminale di guerra già nel mirino della Corte Penale Internazionale», sottolinea. E accusa il governo italiano di coprire, se non addirittura di sostenere, politicamente ed economicamente, le azioni militari israeliane.

Appendino non risparmia neppure i vertici dell’esecutivo: «Salvini abbraccia Netanyahu, Meloni si rifugia nel silenzio complice dell’Occidente». Ma, secondo la deputata, si tratta di ben più che silenzio: «È complicità attiva – insiste –. L’Italia continua a esportare armamenti verso Israele, alimentandone l’economia di guerra. È inaccettabile».

Tra le parole della parlamentare riecheggia un appello alla coscienza collettiva e alla responsabilità istituzionale: «Noi non ci stiamo. L’Italia deve stare dalla parte giusta della storia. Non possiamo accettare che il nostro Paese sia complice di un genocidio. È il momento del coraggio politico e della presa di posizione, non del calcolo o della neutralità».

Le dichiarazioni arrivano in un momento particolarmente critico, in cui la comunità internazionale si interroga sulle proprie responsabilità nel conflitto israelo-palestinese e sulla tenuta dei valori del diritto internazionale. Un dibattito destinato a proseguire con toni sempre più accesi anche nelle aule del Parlamento italiano.

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