A cura di Daniele Cappa
FIRENZE – “Il voto è la nostra rivolta”, e non solo un diritto. Con questo messaggio Chiara Appendino, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un deciso appello alla partecipazione al referendum dell’8 e 9 giugno, durante un incontro pubblico organizzato da Fiom-Cgil Toscana nel capoluogo toscano.
Appendino ha confermato la sua intenzione di esprimere cinque “sì” alle urne, sostenendo con forza anche il quesito sulla cittadinanza, al centro del dibattito politico e sociale di queste settimane. “È fondamentale andare a votare, per i contenuti e per il valore stesso della partecipazione democratica. Io voterò sì su tutti i quesiti. Invitare all’astensione è un gesto di codardia”, ha dichiarato, accendendo la platea con un intervento appassionato.
Non si è trattato solo di una presa di posizione tecnica o giuridica, ma di un richiamo etico e politico. Per Appendino, a preoccupare è anche l’atteggiamento dell’attuale governo, accusato di mantenere un silenzio assordante su questioni internazionali scottanti. “È la stessa codardia che vediamo da parte dell’esecutivo Meloni quando si gira dall’altra parte di fronte ai massacri ordinati da Netanyahu. Il silenzio su Gaza pesa quanto un voto mancato: è una forma di complicità morale”.
Con il suo intervento, l’ex sindaca di Torino ha inteso rilanciare l’importanza dei referendum come strumento di democrazia diretta, in un momento in cui la partecipazione elettorale rischia di essere frenata da campagne dissuasive o dalla disaffezione generale. “Andare alle urne è un atto di resistenza civile. Chi ci chiede di non votare, ci chiede di rinunciare al potere più importante che abbiamo: quello di scegliere”.
L’iniziativa fiorentina, ospitata dalla Fiom-Cgil Toscana, ha raccolto l’interesse di attivisti, sindacalisti e cittadini, con al centro la volontà di ridare centralità al voto come strumento di rivendicazione e cambiamento.
Focus – Il quesito sulla cittadinanza: una battaglia di civiltà
Tra i cinque quesiti referendari proposti, quello sulla cittadinanza occupa un posto chiave, specie per le forze progressiste. La proposta mira a introdurre forme più inclusive di acquisizione della cittadinanza per i figli di stranieri nati o cresciuti in Italia, superando il rigido principio dello ius sanguinis.
La riforma referendaria punta a riconoscere come cittadini italiani quei giovani che hanno compiuto un ciclo scolastico nel nostro Paese o che vi risiedono da anni in modo stabile e integrato. Per Appendino, si tratta di un “atto di giustizia e modernità”. “Negare la cittadinanza a chi si sente italiano è una ferita democratica”, ha dichiarato.
Scheda – I cinque quesiti referendari dell’8-9 giugno 2025
- Cittadinanza per i minori stranieri
Proposta di riforma delle modalità di acquisizione della cittadinanza italiana per i minori nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri. Si punta all’introduzione di criteri basati sulla residenza e sull’istruzione, ispirati al principio dello ius culturae. - Superamento delle barriere per l’accesso al reddito di cittadinanza
Il quesito mira a ripristinare l’universalità del sostegno economico, eliminando i requisiti restrittivi introdotti dal governo per limitare l’accesso al reddito da parte di determinate categorie. - Tutela del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali
Il referendum vuole contrastare le normative che limitano il diritto di sciopero, restituendo piena legittimità alle mobilitazioni sindacali nei settori strategici. - Abolizione dei vincoli alle iniziative popolari
Il quesito propone di rendere più semplice e diretto l’esercizio dell’iniziativa legislativa popolare, rimuovendo gli ostacoli burocratici attualmente previsti. - Referendum propositivi vincolanti
Introduzione di referendum che possano proporre direttamente leggi vincolanti, superando l’attuale modello consultivo. Si tratta di un passo verso una democrazia partecipativa più incisiva.
Con la sua presa di posizione netta, Chiara Appendino si pone come una delle voci più determinate a difendere il diritto al voto e a denunciare chi, per calcolo o per timore, cerca di svuotare la partecipazione popolare. In vista di un referendum che potrebbe incidere profondamente su temi sociali e civili, il Movimento 5 Stelle scommette sull’attivazione dal basso: “Il futuro si scrive nelle urne, non nell’indifferenza”.