Il trasporto aereo in Israele precipita nel caos dopo l’attacco missilistico che ha colpito l’area del Terminal 3 dell’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Il razzo, lanciato dallo Yemen e rivendicato dai ribelli Houthi, ha eluso le avanzate tecnologie di difesa israeliane, incluso il sistema Arrow 3 e quello americano Thaad, entrambi incapaci di intercettarlo. Il fallimento ha spinto lo stesso governo di Tel Aviv ad ammettere pubblicamente la vulnerabilità del proprio scudo antimissile.
Le conseguenze sono immediate e pesanti: numerose compagnie aeree, tra cui Ita Airways, Air France e Lufthansa, hanno deciso di sospendere i voli da e per Israele. Ita, in particolare, ha annunciato la cancellazione di tutte le tratte fino al 6 maggio, mentre il quadro generale resta in rapida evoluzione. L’aeroporto, cuore pulsante del traffico internazionale israeliano, funziona ora a capacità ridotta, con forti ripercussioni anche sul traffico commerciale e sugli spostamenti interni.
Intanto, sul fronte militare, la reazione di Israele non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha lanciato un messaggio chiaro e minaccioso: «Chiunque ci colpirà verrà colpito sette volte tanto». La risposta si è già materializzata in una nuova ondata di raid su Gaza. Secondo fonti locali, almeno 45 persone hanno perso la vita nelle ultime 24 ore sotto i bombardamenti israeliani.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, Hamas ha diffuso un video shock: si vede un ostaggio coperto di sangue, in condizioni drammatiche. Le immagini, di forte impatto emotivo, sono diventate virali e contribuiscono ad alzare ulteriormente la tensione, già alle stelle nella regione.
La situazione resta estremamente instabile, con un rischio crescente di escalation su più fronti: Yemen, Gaza e Libano. Mentre la diplomazia internazionale osserva con crescente preoccupazione, lo scenario mediorientale si fa ogni ora più incandescente, e il cielo sopra Israele sempre più minaccioso.