Negli Stati Uniti è ufficialmente scattata una nuova ondata di dazi: a partire da oggi, gran parte della componentistica automobilistica importata sarà soggetta a un’imposta del 25%. Una mossa protezionistica che promette di scuotere l’intero settore automotive globale e accende il dibattito sull’impatto sull’economia americana.
Per attenuare le conseguenze della misura sulle aziende nazionali, il presidente Donald Trump ha firmato nei giorni scorsi un ordine esecutivo che prevede rimborsi e misure compensative per i produttori statunitensi. L’obiettivo dichiarato: proteggere il lavoro americano senza compromettere la competitività delle imprese nazionali.
Intervenendo sulla questione, Trump non ha escluso la possibilità di una recessione nel breve termine, ma ha voluto rassicurare i mercati:
“Tutto può essere, ma io credo che andremo alla grande. Le mie politiche sono pensate per rilanciare l’industria americana: arriverà un boom economico”.
Il tempismo della decisione è tutt’altro che casuale: mentre i dazi entrano in vigore, Trump si prepara a un’importante visita diplomatica. Il 13 maggio sarà a Riad, dove parteciperà a un vertice con i Paesi del Golfo. Un’occasione cruciale per rafforzare le relazioni economiche ed energetiche, in un momento in cui le tensioni commerciali con Europa e Cina rimangono elevate.
La strategia della Casa Bianca punta dunque a una doppia leva: consolidare l’autonomia produttiva americana e rafforzare i rapporti con i partner strategici nel Medio Oriente, in un contesto geopolitico sempre più incerto.