A cura di Teresa Ombra
Per anni, la pulizia della casa è stata una battaglia incessante contro polvere, acari, germi e batteri. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che questa lotta potrebbe essere controproducente. Gli scienziati Jack Gilbert, dell’Università della California a San Diego, ed Erica Hartmann, della Northwestern University, hanno condotto uno studio che esplora il legame tra il microbioma domestico – l’insieme di microrganismi che vivono nelle nostre case – e la nostra salute . Secondo i ricercatori, ogni ora rilasciamo nell’ambiente 31 milligrammi di massa microbica e 37 milioni di copie di genomi batterici. Questo contribuisce a creare un microbioma unico per ogni abitazione, composto da batteri, archaea, virus e funghi provenienti da persone, animali domestici, suolo, aria e acqua.
Gli scienziati sottolineano che i microbi non sono tutti nemici. L’ipotesi igienica, già studiata da decenni, suggerisce che un’esposizione adeguata ai microbi educa il sistema immunitario a distinguere tra stimoli innocui (come allergeni) e minacce reali. L’assenza di esposizione può portare a malattie autoimmuni o reazioni esagerate, come allergie. Erica Hartmann avverte che l’uso eccessivo di disinfettanti e prodotti antimicrobici in casa può alterare il delicato equilibrio del microbioma domestico e contribuire allo sviluppo di resistenze microbiche. Sebbene siano indispensabili in ambienti ospedalieri e sanitari, è meglio utilizzarli con moderazione a casa.
La ricerca indica che abitare in aree naturali può favorire una migliore salute immunitaria grazie a una maggiore diversità microbica. Case circondate da ambienti verdi sono associate a una riduzione di malattie come asma, allergie e dermatite atopica, soprattutto nei bambini. Le abitazioni urbane, spesso isolate dalla natura, sono invece più a rischio di ospitare un microbioma meno sano, con implicazioni per la salute a lungo termine.
Per promuovere casi più sensati, gli scienziati stanno lavorando a nuove soluzioni architettoniche. Richard Beckett, della Bartlett School of Architecture dell’University College di Londra, in collaborazione con Jack Gilbert, sta sviluppando materiali “probiotici” che integrano batteri vivi in ceramiche e malte. Questi materiali, testati anche con tecniche di stampa 3D, potrebbero un giorno contribuire a costruire edifici che favoriscono la salute attraverso un microbioma bilanciato.