21 Gennaio 2025, martedì
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Generazione Perduta? La drammatica crisi psicologica dei giovani italiani e le sfide di un futuro incerto

Il 45% dei giovani tra i 18 e i 24 anni soffre di depressione grave. Un fenomeno complesso che unisce precarietà sociale, isolamento digitale e paure esistenziali, mettendo a rischio il benessere psicologico e il futuro di intere generazioni.

A cura di Mara Ceccarelli

In Italia, un fenomeno preoccupante sta colpendo la generazione più giovane: la depressione grave. Secondo gli ultimi dati diagnostici psichiatrici, ben il 45% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ne soffre, un dato allarmante che evidenzia un disagio psicologico diffuso e sempre più profondo. Questo malessere, che si manifesta in ansia, attacchi di panico e isolamento sociale, è solo la punta dell’iceberg di una crisi più ampia che coinvolge le giovani generazioni, spesso identificate nei termini di “Millennials” e “Generazione Z”.

Il mondo in cui questi giovani sono chiamati a vivere appare sempre più incerto e minaccioso. Le difficoltà nel proiettarsi in un futuro stabile, un futuro che sembra sfuggire dalle loro mani, si aggiungono alle problematiche quotidiane, creando un mix esplosivo di frustrazione e impotenza. L’incertezza economica, la precarietà abitativa e il rapido cambiamento delle dinamiche sociali sono fattori che non solo alimentano la depressione, ma la rendono sempre più radicata nella loro vita. Non è un caso che anche il 35% dei giovani adulti tra i 25 e i 34 anni faccia i conti con disturbi psicologici simili, mentre in età più avanzata, la depressione sembra colpire con meno intensità (19% tra i 35-64 anni e 13% tra gli over 65).

Le cause sono molteplici e interconnesse, e vanno ben oltre il semplice malessere psicologico. La precarietà esistenziale, ad esempio, è una delle ragioni principali. I giovani si trovano spesso senza certezze, senza un alloggio stabile, senza un lavoro che li faccia sentire realizzati, e senza una rete di relazioni solide che possano dare loro supporto. L’isolamento digitale è un altro aspetto cruciale. Sebbene la tecnologia consenta connessioni virtuali, l’uso massiccio dei dispositivi contribuisce a una crescente solitudine, amplificando la distanza emotiva tra le persone. Le incessanti informazioni negative e le pressioni sociali online non fanno altro che peggiorare il quadro.

Ma c’è di più: l’impatto di eventi globali come pandemie, crisi economiche e cambiamenti climatici amplifica il senso di impotenza di questi giovani, che non riescono più a immaginarsi protagonisti di un futuro migliore. In un contesto del genere, le difficoltà nel costruire un’identità stabile e il timore del fallimento sono comprensibili. Paura di fallire, paura di non essere all’altezza, paura di un domani che sembra promettere solo incertezze. La perdita di valori morali condivisi e di una comunità che possa fungere da punto di riferimento rende ancora più vulnerabile questa generazione.

In Italia, un ulteriore fattore che aggrava la situazione è il sostegno eccessivo da parte delle famiglie, che spesso intrappolano i figli in un limbo di dipendenza emotiva ed economica. Questo rinvia inevitabilmente il loro processo di crescita e li priva della possibilità di sviluppare l’autonomia necessaria per affrontare le sfide della vita adulta.

Non sorprende, quindi, che accanto alla depressione giovanile, si registri anche un preoccupante aumento di comportamenti distruttivi, come l’abuso di sostanze psicotrope e alcoliche, utilizzate come una via di fuga da una realtà che appare insostenibile. Più gravi sono i casi di suicidio giovanile, in continua ascesa, che rappresentano un campanello d’allarme per una società che sembra non riuscire a proteggere i suoi membri più fragili.

Cosa fare, dunque? Come rispondere a questa emergenza sociale e psicologica? Gli esperti sono concordi nel ritenere fondamentale un intervento tempestivo, che aiuti i giovani a superare il senso di impotenza e a riacquistare la speranza nel futuro. Tra le soluzioni proposte, vi sono le iniziative educative che stimolano la riflessione e la proiezione del futuro, come il gioco A Say on Futures, ideato dall’Università di Pescara. Questo strumento aiuta i ragazzi a immaginare scenari futuri e a progettare soluzioni per affrontarli, promuovendo una visione attiva della vita. Accanto a questo, è cruciale un supporto psicologico mirato, con terapie personalizzate che rispondano ai bisogni specifici di ciascun giovane, alleviando il disagio psichico e affrontando le cause più profonde del malessere.

Inoltre, è urgente promuovere la socializzazione autentica: incoraggiare il dialogo tra pari, con figure adulte di riferimento e con le comunità locali può contribuire a ricostruire quelle reti di supporto che troppo spesso sono venute a mancare. In un mondo sempre più digitalizzato, è altrettanto importante educare i giovani a un uso consapevole e critico delle tecnologie, insegnando loro a filtrare le informazioni negative e a sviluppare un rapporto sano con i media.

In conclusione, quello che si profila all’orizzonte è una generazione che necessita di supporto, di sostegno emotivo, e di una rinnovata capacità di sognare un futuro migliore. Solo attraverso un impegno collettivo, che coinvolga famiglie, istituzioni e società civile, sarà possibile restituire ai giovani italiani la forza di guardare al domani con speranza, resilienza e determinazione.

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