A cura di Ionela Polinciuc
Como piange la scomparsa di Deborah Vanini, una donna coraggiosa di 38 anni che ha lottato con tutte le sue forze contro il cancro, mettendo la vita della sua bambina al primo posto. Deborah è morta dopo aver scelto di rinunciare a cura salvavita per il tumore al quarto stadio che le era stato diagnosticato, allo scopo di portare avanti la gravidanza e dare alla luce sua figlia Megan. Il suo funerale, celebrato il 26 novembre 2024 nella chiesa di San Giuseppe a Como, ha visto la partecipazione di molti amici e familiari, che l’hanno salutata con un affetto immenso.
Deborah Vanini aveva scoperto di essere incinta, nello stesso giorno, aveva ricevuto la diagnosi di un tumore al quarto stadio. Il contrasto tra la gioia per la gravidanza e il dolore per la terribile notizia è stato un colpo devastante per la giovane donna. «Un sogno che diventa incubo in pochi istanti», ha raccontato, descrivendo il momento come uno shock totale.
Per Deborah è stato un periodo di enormi difficoltà: mesi di esami dolorosi, visite ospedaliere, farmaci incompatibili con la gravidanza e una continua lotta tra il dover scegliere tra la propria vita e quella della sua bambina. La paura, la sofferenza e la disperazione l’hanno accompagnata, ma grazie al supporto dei suoi cari e degli amici, è riuscita a trovare una nuova forza per affrontare la sua battaglia. «Ho toccato veramente il fondo», ha scritto, «ma grazie all’aiuto dello staff del Niguarda e della mia famiglia, ho imparato a vedere anche i lati positivi di questa situazione».
La decisione di Deborah di rinunciare alle cure salvavita è stata dolorosa e difficile. «Ho pianto notti intere per la paura», ha confessato, consapevole che l’unica opzione per proseguire la gravidanza sarebbe stata quella di non sottoporsi ai trattamenti che avrebbero compromesso la vita della sua bambina. Alla fine, ha scelto di non interrompere la gravidanza, sperando di riuscire a vivere abbastanza a lungo per vedere nascere Megan e godersi i primi giorni di vita insieme.
Tuttavia, il parto di Megan, avvenuto prematuramente a 35 settimane, è stato complicato: un’improvvisa tromboembolia polmonare e complicazioni pregresse hanno messo a rischio la vita di Deborah. Ma la sua forza, la sua determinazione e l’amore per la sua bambina l’hanno spinto a lottare. «Ciò che speravamo come un parto tranquillo, si è trasformato in un film drammatico», raccontava con una punta di ironia. Nonostante le difficoltà, Deborah ha considerato la nascita della sua piccola Megan un miracolo: «Mi hai letteralmente salvato la vita».
Deborah ha potuto godere della sua piccola Megan per poco più di due mesi, che ha definito un dono prezioso. «Ogni giorno, ogni ora che ho potuto trascorrere con te è stato un miracolo», scriveva, consapevole che il tempo con sua figlia sarebbe stato limitato. La sua forza e il suo spirito di sacrificio hanno ispirato tutti coloro che l’hanno conosciuta.
La sua scomparsa lascia un vuoto enorme, ma la sua scelta di mettere al primo posto la vita di sua figlia resterà un esempio di amore incondizionato. Deborah è stata ricordata da amici e familiari come una persona che «illuminava la vita di chiunque gli fosse accanto con il suo sorriso, la sua dolcezza e la sua positività contagiosa». Katia Gianquinto, una delle sue più care amiche, ha scritto su Facebook: «Sei stata una sorella per me, una presenza unica e speciale. Non dimenticherò mai il tuo modo di vedere il mondo, sempre con il cuore aperto».
Nonostante la sofferenza e la lotta quotidiana contro la malattia, Deborah ha sempre messo al primo posto sua figlia Megan, l’unica cosa che le dava la forza di andare avanti. In quei brevi mesi insieme, madre e figlia hanno creato un legame indissolubile, che Deborah ha celebrato come un dono da non dare mai per scontato. La sua morte lascia una ferita profonda nei cuori di chi l’ha amata, ma la sua storia rimarrà come testimonianza di una donna che ha scelto di vivere per la sua bambina, senza mai arrendersi.