A cura di Giovanni De Ficchy
La Repubblica Centrafricana (RCA) è alle prese con una guerra in corso scatenata da Seleka, un’alleanza di milizie islamiche che combatte contro il governo cristiano e ufficialmente laico del Paese.
La Repubblica Centrafricana è un Paese a maggioranza cristiana. La popolazione cristiana è pari a circa 3.807.000 persone (il 74,4 per cento dell’intera popolazione).
Si contano 711 mila musulmani (il 13,9 per cento della popolazione) e coloro che praticano religioni autoctone africane sono 548 mila (10,7 per cento).
Il leader di Seleka Michel Djotodia è stato presidente della nazione da marzo 2013 fino alle sue dimissioni, avvenute nel gennaio 2014.
La maggior parte del Paese è oggi occupata da gruppi armati (i cui membri sono autoctoni o provengono dall’estero), tutti ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani.
L’attuale presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadera (eletto nel 2016 e rieletto nel dicembre 2020) non è stato, purtroppo, in grado di estendere il controllo governativo sull’intero territorio del Paese.
La maggior parte del resto del Paese è controllata da milizie islamiche. In queste aree a predominanza musulmana, i cristiani sono spesso perseguitati, soprattutto dove la legge della Sharia viene più o meno ufficialmente applicata.
La guerra ha causato per questa ragione lo sfollamento di migliaia di cristiani che hanno perso i loro mezzi di sostentamento, sono stati costretti a lasciare le loro case e ora vivono in campi.
Gli omicidi e la distruzione di proprietà e chiese sono diventati comuni.
La Repubblica Centrafricana infatti è un tragico caso di ciò che accade quando i radicali islamici prendono il controllo di una nazione.
Anche la Missione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana (MINUSCA) e le forze di sicurezza governative non sono riuscite a esercitare un controllo efficace al di fuori della capitale.
Di conseguenza, i cristiani fronteggiano un’ immane violenza da parte di gruppi di miliziani occupanti. Porte Aperte/Open Doors, che monitora la persecuzione cristiana su scala mondiale, denuncia:
“Attualmente, il crollo dell’ordine pubblico ha raggiunto un livello tale che regnano impunità e anarchia, non lasciando spazio ai cristiani per praticare la loro fede in sicurezza.
Le milizie armate, che occupano ampie fasce del Paese, sono state responsabili di un lungo elenco di violazioni dei diritti umani, tra cui l’incendio e il saccheggio di edifici ecclesiastici”.
Dall’inizio della guerra civile, Porte Aperte/Open Doors segnala che molti cristiani in seno alla Repubblica Centrafricana sono stati uccisi dalle milizie islamiche a causa della loro fede, oltre che abusati fisicamente e mentalmente.
Donne e ragazze cristiane sono state stuprate e aggredite sessualmente.
Le donne e le ragazze cristiane rischiano di essere rapite e costrette a sposare uomini musulmani.
Le proprietà private cristiane sono state danneggiate o confiscate e le chiese e gli edifici cristiani sono stati attaccati e chiusi.
“I leader cristiani abbastanza coraggiosi da denunciare questa violenza hanno dovuto far fronte a minacce alla loro vita, costringendo molti membri della comunità cristiana a fuggire nei Paesi vicini, come il Camerun, per mettersi in salvo.
“La mancanza di governance e di Stato di diritto ha causato lo sfollamento di migliaia di cristiani, spesso costretti a vivere in campi di fortuna, perdendo così le loro case e i mezzi di sostentamento..