A cura del Prof. Avv. Luca Barbuto
Famiglie ed imprese stanno vivendo un periodo di grande difficoltà dovuto in particolare all’aumento delle materie prime, ai rincari delle forniture, all’aumento dei tassi, al clima generalizzato di grande incertezza economica, oltre ad una difficoltà evidente di accesso al credito che determina una carenza di liquidità.
A fronte di tale triste scenario sicuramente sorridono gli istituti di credito i quali, con l’aumento dei tassi di interesse, hanno visto incrementare in maniera significativa i profitti con utili registrati pari al 70% in più rispetto all’anno 2022.
L’attuale Governo, in risposta alla stagione di rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Banca Centrale Europea, che ha portato ad un aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, ha introdotto la c.d. tassa sugli extraprofitti delle banche il cui obiettivo era quello di “giustizia sociale”, posto che, i proventi avrebbero dovuto essere destinati a ridurre l’imposizione fiscalee ad agevolare l’accesso ai mutui.
Tuttavia, occorre segnalare che, lo stesso Governo, con un emendamento presentato dai partiti di maggioranza, ha dato l’opportunità alle banche discegliere di non pagare la tassa purché destinassero un importo pari a due volte e mezzo il suo valore per rafforzare il loro patrimonio (le c.d. riserve indisponibili). Le banche quindi, in alternativa al versamento della tassa, hanno facoltà di destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024, a una riserva non distribuibile.
È recente, del resto, la notizia che neanche il Mediocredito Centrale, banca controllata dall’agenzia governativa Invitalia e partecipata dal Mef stesso,pagherà la tassa sugli extraprofitti bancari. Ciò appare invero una stridente contraddizione che si unisce alla decisione della quasi totalità delle banche italiane (Credem, Mps, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo eUnicredit), di non pagare la suddetta tassa sugli extra profitti, ponendo a riserva i fondi destinati al pagamento di questa nuova imposta, utilizzando in questo modo l’opzione – consentita dalla legge.
Sfuma così l’obiettivo del Governo di fare cassa anche per il futuro posto che, il provvedimento sugli extraprofitti è limitato al solo anno di riferimento 2023.
Una riflessione, tuttavia, è doverosa – ci si chiede, invero, per quale motivo le banche, in ragione dell’aumento dei tassi imposti dalla BCE, sono di fatto costrette a fare prestiti a tassi più alti senza però riconoscere tassi più alti ai correntisti della banca stessa. Ci si chiede ancora perché le banche tendono a riconoscere bassi interessi ai correntisti, nonostante ci sia un rialzo continuo dei tassi su tutti gli altri fronti, infatti, mentre per i soldi ricevuti dalla BCE le banche pagano interessi salati, per i soldi che arrivano dal risparmio delle persone non è così.