A cura di Edvige Tozzoli
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento crescente della disinformazione, soprattutto nel mondo online.
È diventata una preoccupazione sempre più rilevante per governi, organizzazioni e singoli individui in tutto il mondo. La rapida diffusione di false informazioni, teorie del complotto e notizie distorte ha un impatto significativo sulla società, minando la fiducia nei media, destabilizzando l’opinione pubblica e persino influenzando le decisioni politiche. Pertanto, è fondamentale affrontare questo problema per trovare soluzioni o almeno provarci. La disinformazione può assumere molte forme, dalle notizie completamente inventate alle informazioni manipolate. Questo fenomeno si è diffuso principalmente attraverso i social media, che offrono un terreno fertile per la diffusione veloce e globale di notizie false.
Perché proprio i social? E cosa possiamo fare?
L’anonimato e la possibilità di creare account falsi ha reso facile per chiunque diffondere informazioni non verificate, sfruttando la viralità dei social media e la loro capacità di raggiungere persone in tutto il mondo, con un semplice click. Sarebbe quindi più sicuro affidarsi solo ed unicamente ad account verificati, di media o organizzazioni che riteniamo attendibili. Una delle ragioni principali per l’aumento della disinformazione online è la mancanza di alfabetizzazione mediatica. Molti utenti non hanno le competenze necessarie per valutare in modo critico le informazioni che incontrano online e spesso credono ciecamente a ciò che leggono senza verificare la fonte o cercare conferme da altre fonti affidabili. Seguire un corso-guida all’online sarebbe una scelta adeguata. Anche sul web si trovano facilmente tutorial su come accertarsi che ciò che leggiamo sia attendibile.
Inoltre, l’inclusione dell’intelligenza artificiale potrebbe svolgere un ruolo significativo nel contrasto alla disinformazione. Le piattaforme online potrebbero utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale per identificare e segnalare automaticamente contenuti falsi o manipolati. Ciò richiederebbe ovviamente un forte impegno da parte delle grandi aziende tecnologiche per investire in questa tecnologia e metterla in atto.
Allo stesso tempo, è fondamentale aumentare la responsabilità delle piattaforme online nella diffusione della disinformazione. Attualmente, molte di queste piattaforme hanno politiche vaghe o non adatte, il che permette la diffusione di informazioni dannose per la società. Si pensi per esempio al periodo del Covid-19 e a come la diffusione di false credenze abbia in più casi seminato il panico tra le persone. È necessario che queste aziende assumano la responsabilità di monitorare e rimuovere contenuti falsi, pur garantendo il rispetto della libertà di espressione. Ciò potrebbe avvenire attraverso la collaborazione con esperti esterni, organizzazioni di fact-checking e giornalisti indipendenti per verificare l’accuratezza delle informazioni. C’è bisogno di promuovere la trasparenza delle piattaforme online. I giganti dei social media dovrebbero rendere disponibili informazioni sulle modalità di funzionamento dei loro algoritmi e delle raccomandazioni di contenuti. Questo permetterebbe di capire meglio come vengono gestiti i contenuti e quali possono essere i rischi associati a determinate informazioni.
È importante coinvolgere i giornalisti e le organizzazioni dei media nella lotta contro la disinformazione online per lavorare in collaborazione con le piattaforme e verificare le notizie. Possono svolgere un ruolo educativo nella promozione dell’alfabetizzazione mediatica, insegnando alle persone come valutare criticamente le informazioni online e identificare i segnali di falsità.
Infine, è fondamentale coinvolgere la società civile nella lotta alla disinformazione online. Attraverso campagne di sensibilizzazione e di informazione, possono contribuire a creare una cultura della critica e della verifica online.