3 Maggio 2024, venerdì
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Debito pubblico italiano

A cura del Prof. Avv. Giuseppe Catapano

La recente ondata di vendite che ha investito il mercato obbligazionario ha portato ad un’impennata dei rendimenti dei  Btp e a un ampliamento repentino dello spread . Questi movimenti, oltre a fattori sistemici e specifici dell’Italia, riflettono un’ampia attività speculativa sul nostro Paesedeterminata dall’elevata porzione di debito pubblico in possesso dei mercati.

Sostanzialmente, circa un quarto è detenuto dalla Banca d’Italiaun quarto dalle banche nazionali (IFM residenti) e un quarto all’estero (non residenti).

Il quarto rimanente è suddiviso in parti uguali tra Istituzioni finanziarie nazionali – principalmente assicurazioni e fondi pensione – e da altri residenti, cioè da privati e aziende. Gli analisti precisano che la detenzione da parte di investitori italiani attraverso fondi di investimento o altri strumenti finanziari di natura estera ricade sotto la voce “non residenti”.

Interessante anche esaminare l’evoluzione dei detentori negli anni, ultimi 11 anni, la percentuale di debito detenuta da Banca d’Italia è aumentata in maniera esponenziale, mentre quella delle banche italiane si è ridotta a meno del 25%.

Anche le quote delle istituzioni finanziarie residente e dei privati sono diminuite, così come quella degli investitori esteri (o italiani tramite strumenti di natura estera).

L’elevata percentuale di debito nelle mani del mercato rende il nostro debito vulnerabile. Questo perché i titoli possono essere repentinamente liquidati, creando forti pressioni ribassiste sui prezzi e innescando di conseguenza un rialzo dei rendimenti, per via della relazione inversa tra prezzi e rendimenti che caratterizza le obbligazioni. La forte dipendenza dal mercato aumenta i rischi di rifinanziamento, poiché gli investitori percepiscono l’Italia come un Paese più rischioso e richiedono rendimenti più elevati per investire nel nostro debito sovrano, con conseguenze negative per i conti pubblici.

Questo aspetto rappresenta una differenza dell’Italia rispetto ad altri Paesi, ad esempio la Grecia, dove le istituzioni internazionali (Bce, Fondo Monetario Internazionale e MES) detengono circa l’80% del debito pubblico. Ciò consente di contenere l’attività speculativa nei confronti delle obbligazioni di Atene, per il quale si valuta persino un ritorno del merito creditizio al livello “investment grade”, dopo la profonda ristrutturazione subita dal 2010 ad oggi.

Da monitorare attentamente nelle prossime settimane i giudizi delle agenzie di reating sull’Italia, che potrebbero avere conseguenze importanti sulla credibilità del Paese nei confronti dei mercati finanziari.

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