A cura di Sabatino D’Agostino
E finalmente l’Alta Velocità arrivò a Napoli con la possibilità, per i nuovi convogli, di raggiungere i 300 km orari e di coprire la distanza con Roma in un tempo più che dimezzato rispetto al passato. Niente a che vedere con la vetusta, fatiscente linea Frosinone-Cassino e neppure con la più moderna Formia-Latina, su cui, pure, negli anni 30 del secolo scorso l’Italia aveva conquistato, con un avveniristico elettrotreno, il record mondiale di velocità sulla tratta Campoleone-Pomezia. Poco più di 50 minuti per andare da Roma a Napoli e poi…………ben 20 minuti di attesa al famigerato segnale di Poggioreale, dove molti treni, da tempo immemorabile, si fermavano, perché Napoli centrale era, come sempre ed ora ancor di più con l’arrivo dell’Alta Velocità, intasata , inadatta ad accogliere un tale accresciuto movimento di convogli sui suoi binari. La soluzione c’era : costruire una apposita nuova stazione di testa, dedicata solo ai treni dell’Alta Velocità, dove sarebbero arrivati esclusivamente i nuovi convogli, a poca distanza dal centro del capoluogo partenopeo, servita da efficienti collegamenti con i trasporti pubblici locali tra città e scalo ferroviario. Per motivi politici, fu scelta l’area di Afragola per la nuova stazione AV. Ma non sarebbe più stata una stazione di testa, bensì una stazione di transito e, quindi, i nuovi convogli avrebbero continuato a terminare le loro corse nella sovraffollata Napoli Centrale. Poco male : il nuovo scalo avrebbe, comunque, servito un grande bacino di utenza, rappresentato dalla provincia napoletana e da quella casertana. Ed eccola, finalmente, nel 2017, la stazione AV di Afragola, bellissima, progettata dalla famosa architetta britannica, di origini irachene, Zaha Hadid, morta poco più di un anno prima dell’inaugurazione dello scalo. Quella grande balena bianca è visibile già dal raccordo autostradale, da cui dista poche centinaia di metri : la si può quasi toccare, basterebbe seguire il breve svincolo che separa l’autostrada dalla struttura e si è già sul treno. E invece no : si deve imboccare una superstrada e fare alcuni chilometri; la stazione è lì, la si scorge da lontano, ma non ci si arriva; ora si deve percorrere una strada di campagna, poi un’altra, poi una rotonda, con indicazioni quasi inesistenti, infine un sottopasso e, finalmente, si è nella grande area parcheggio. Si immagini cosa voglia dire farli con il buio certi percorsi mal segnalati. E di trasporti pubblici manco l’ombra : collegamenti ferroviari con la città mai realizzati, come la fantomatica metropolitana, di autobus o quant’altro nessuna traccia. La struttura splende, nel suo nitido abito bianco, con le sue vetrate ed i suoi corridoi ariosi, ma c’è solo un piccolo bar, non un’edicola, non un qualsiasi esercizio commerciale, nient’ altro che un deserto bianco. Appunto : una delle solite cattedrali nel deserto, realizzate nel Meridione d’Italia, una delle tante, costruite con grandi prospettive e poi lasciate deperire. Che peccato! Le sale di attesa sono semivuote, si ascende verso di esse, si ridiscende per raggiungere i binari, incontrando soltanto qualche ferroviere e qualche poliziotto. Eppure, per i pendolari che si recano ogni giorno nella capitale, la stazione di Afragola è una essenziale alternativa ed è per questo che, di mattina presto e di sera, centinaia di persone la affollano, sia pure per il solo tempo necessario a partire o tornare con i treni, nonostante la evidente inospitalità del luogo. Si può solo sperare che le cose cambino presto e che la magnifica struttura diventi, in un prossimo futuro, un punto di riferimento per tutti , viaggiatori, turisti, pendolari, che la balena bianca si trasformi, per una insperata magia, in una accogliente, funzionale, imprescindibile casa per tutti i cittadini dell’area napoletana e casertana.