23 Aprile 2024, martedì
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Presepe: dalla tradizione del primo presepe vivente ad oggi


A cura di Luisa Russo
La tradizione del presepe la si può collocare al 1200 quando San Francesco di ritorno dalla Terra Santa
mise in scena il 24 dicembre del 1223, in un piccolo borgo in provincia di Rieti, Greccio, il primo presepe
vivente della storia. Il presepe o presepio: dal latino “ praesepe”, inizialmente era la raffigurazione della
famosa mangiatoia dove venne alla luce Gesù. Rappresenta il simbolo per eccellenza dell’infanzia,
dimostrato a noi oggi dai racconti dei Vangeli di Matteo e Luca. Per ricollocarsi alle tradizioni delle
singole regioni, c’è da nominare la tradizione ed il culto del presepe campano. La comparsa del primo
presepe a Napoli avviene prima del 1200,e ad attestarlo è un atto notarile del 1021 dove viene menzionata
la chiesa di Santa Maria “ad praesepe”. Altre documentazioni sono datate: 1324 “Cappella del presepe di
casa D’Alagni” ad Amalfi, e 1340 dove un presepe fu donato alle clarisse per la Nuova Chiesa da Sancia
D’Aragona moglie di Roberto D’Angiò. Ancora oggi se ne custodisce la Madonna presso il Museo
Nazionale di San Martino. Ma il titolo di vero “ideatore” del presepe napoletano lo si attribuisce a San
Gaetano da Thiene, già artefice di quello presente nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Con
lui iniziò la tradizione di allestire il presepe nelle chiese e nelle case private in occasione del Natale. Ai
sacerdoti scolopi diamo il merito di quello stile barocco con la presenza di statuine di legno snodabili,
rivestite di stoffe e abiti. Michele Perrone creò l’anima della statuina sostituendo al corpo di legno,
tenendone solo testa ed arti un mix di fil di ferro ricoperto di tessuto per donarne un aspetto da posa
plastica. Il secolo d’oro del presepe napoletano è il 1700, durate il regno di Carlo III di Borbone. Infatti
una fantastica riproduzione in terracotta la si può ammirare nella sala Ellittica della Reggia di Caserta. Il
culto del presepe napoletano, ritrae scene di vita vissuta identificata in vari e più personaggi che in base
alla posizione rappresentano i mesi dell’anno. Quindi non ci troviamo solo dinanzi a Maria, Giuseppe,
Gesù ed i magi ma al macellaio, al carrettino del fruttivendolo, al vinaio e a tanti altri ancora. Gli artisti
indiscussi, sono i pastorai o anticamente detti figurai, che la fanno da padroni nella strada. Molte riviste e
libri, anche internazionali, trattano la tradizione di San Gregorio Armeno. Oggi gli artigiani si cimentano
non solo con la vecchia arte, ma anche nella realizzazione di statue raffiguranti spaccati di vita quotidiana
del nostro tempo. Attraverso il loro lavoro, riviviamo uno spazio temporale perché maestri del ieri,
dell’oggi e del domani. Le tradizioni sono un po’ come la moda basta essere pazienti ed averne cura, e
soprattutto bisogna custodirle per poterle poi tramandare alle future generazioni.

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