20 Aprile 2024, sabato
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Il Dialogo con noi stessi nella bassa autostima

A cura di Dott. Salvatore Allocca

Quello che abbiamo fatto, 

quello che facciamo,

quello che faremo,

dipende, per buona parte,

da quello che pensiamo di essere 

o non essere in grado di fare!!!

Sapete qual è la differenza tra una persona serena, in equilibrio con se stessa e una persona triste, nervosa, ansiosa, insicura, ecc…? Sapete qual è la differenza tra una persona di successo, sicura di sé e che sfrutta pienamente il suo potenziale nel proprio lavoro, in famiglia, con gli amici e con gli altri? L’unica differenza è nel loro Dialogo interiore. Che cos’è questo Dialogo interiore, da dove nasce, da cosa è composto? In quest’articolo, cercherò di rispondere a queste domande. Quante volte ci siamo trovati a fare delle cose che non volevamo fare? Quante volte avevamo intenzione di comportarci in un certo modo ma l’ansia o la paura ci hanno intrappolati in una prigione senza sbarre? Quante volte non siamo riusciti a dare libera espressione alla nostra individualità?

Ecco, in quei momenti, eravamo vittime del nostro dialogo interiore negativo. Una costellazione di pensieri che ci controllava, ci gestiva, ci obbligavano a porci in un certo modo e non in un altro. Tutti noi abbiamo delle credenze: su noi stessi, sulle nostre capacità e competenze, sul nostro valore personale, sulla nostra amabilità, ma anche credenze sugli altri, sulle relazioni, sul mondo, ecc… Le credenze, sono dei fortissimi convincimenti strutturati nella nostra mente legati ad aspettative e pregiudizi, che nutriamo su di noi o che pensiamo gli altri nutrano nei nostri confronti. Il Dialogo interiore, quello con noi stessi, è composto da tutte queste credenze. Da dove provengono? Come si sono formate? Sapete, la realtà è grande, complessa e difficile da comprendere tutta, per tale ragione abbiamo bisogno di punti di riferimento, di confini, di codici di lettura. Ci formiamo degli schemi psichici che ci aiutano ad elaborare meglio le situazioni, a indicarci la strada per comportarci in un certo modo. Questi schemi si creano nel tempo, attraverso le nostre esperienze o quelle degli altri, nascono e si alimentano dalle nostre elaborazioni mentali, vengono indotti da altri o prodotti da noi stessi. Vengono rafforzati dal loro stesso uso e si trasformano in verità soggettive che, da una parte ci rassicurano perché ci donano false sicurezze, ma dall’altra, riducono, in molti casi, tutte le possibilità che la vita ci offre di comprendere meglio quello che ci circonda. In sintesi, finiamo per rimanere schiavi di “strette verità”che riducono il nostro repertorio comportamentale. Molte credenze sono pensieri falsi che, creduti nel tempo, si consolidano e diventano sempre più veri perché ci comportiamo affinché lo diventino. Moltissime volte ho affermato che ogni nostra affermazione è vera per le cose che ci mettiamo dentro e che la rendono tale ed è, nello stesso tempo, falsa per tutto quello che escludiamo. La nostra mente, se noi lo decidiamo, ha la capacità di convincersi di qualunque cosa purché venga ripetuta continuamente. Sicuramente avete sentito parlare della famosa “profezia che si auto-avvera”. Facciamo un esempio così comprendiamo meglio questo concetto e tutto quello che ho esposto. Un ragazzo entra in un locale o partecipa ad una festa e potrebbe sentirsi appesantito dalle convinzioni che ha su se stesso, sugli altri, sulle suerelazioni, ecc… Vediamo in dettaglio da cosa potrebbero essere composte queste convinzioni. Il ragazzo potrebbe pensare che non interessa a nessuno, che non piace alle ragazze, che gli altri lo considerano stupido, che è goffo, impacciato, ecc… Secondo voi come si sentirà nel momento in cui entrerà in quel locale? Cosa proverà dentro di sé. Come si comporterà? Cosa farà o cosa non farà mentre è in quel luogo? Sicuramente penserà che gli altri in qualche modo ce l’avranno con lui e tenderà a ritirarsi in disparte evitando di incrociare lo sguardo degli altri, si porrà con un atteggiamento difensivo e saràsospettoso e teso. Il suo livello di ansia sarà insopportabile. 

Secondo voi, che penseranno di lui le persone presenti in quel locale? Come si porranno? Che idea si faranno di quel ragazzo? Certamente rifletteranno e confermeranno fedelmente le credenze iniziali di quel ragazzo. 

Come è possibile rompere questo schema formato da credenze fallimentari? Bisogna sperimentare nuove possibilità di “essere nel mondo”, bisogna porsi con un nuovo atteggiamento, bisogna ampliare i propri punti divista, bisogna allargare il repertorio comportamentale. Bisogna iniziare a comportarsi “come se” fossimo persone sicure, decise, con delle competenze, interessanti e amabili. Bisogna ripensarsi in un modo diverso, nuovo, vincente, migliore.  Alla luce di tutto questo, ritorniamo ad immaginare quel ragazzo che entra nel locale. Secondo voi, se si pone come se fosse attraente, sicuro, piacevole, fiero di sé, orgoglioso di aver affrontato delle sfide e, anche se non è riuscito perfettamente nell’impresa, di avercela, comunque, messa tutta, come si porrà, cosa penserà di sé, cosa proverà nei suoi confronti? Si sentirà a suo agio e non avrà paura di salutare e parlare con le persone, cioè si approccerà in un modo diverso ciò faciliterà sicuramente la possibilità di risultare simpatico e di avere successo. Concludo con questa meravigliosa affermazione di Audrey Hepburn: La mia vittoria più grande è stata quella di essere capace di convivere con me stessa, di accettare i miei difetti. Sono molto lontana dall’essere umano che vorrei essere, ma ho deciso che non sono tanto male dopo tutto!

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